Metto in ordine gli ultimi strascichi di Roma.
Sono tornata a casa, casacasa, come rispondo a chi mi chiede: “Casa dove? Torino o da tuoi?”. Torino è casa, sì. Casa con il Rocker, la casa dei lavori appassionati di entrambi, la casa sempre troppo piccola, il covo in cui tornare la sera e lavarsi via il caldo del cemento, che picchia sempre forte.
Casacasa è dove tendono tutti i miei nervi, almeno una volta ogni dieci giorni. Dove dei tram abbiamo un’idea vaga, dove la nonna ha sempre il grembiule e le mani per aria, dove c’è l’albero bianco, la betulla, che è più grande e vecchia di me. Dove si sente l’odore di terra, un odore che conosco alla perfezione, ma che sempre sa incantarmi.
Fare un viaggio vuol dire trovare persone, luoghi, sapori che non conoscevi e, inevitabilmente, riscoprire i tuoi. Ricordarli, paragonarli, scambiarli.
Per farmi rispolverare, rinnovare, rimangiare una ricetta così genuinamente piemontese, ci voleva un ritorno. E ci voleva anche un contest speciale, quello delle Bloggalline in collaborazione con Informacibo verso l’Expo 2015 per far conoscere la Cucina Italiana nel Mondo.
Parla pà, si dice da queste parti. Ho letto e mangiato con gli occhi decine di ricette da ogni angolo di stivale e, a poche ore dalla scadenza :D, arrivo anch’io.
Tre ingredienti, basici e molto, molto, MOLTO strong.
L’aglio, di quello che fa piangere solo ad immaginarlo.
Le acciughe, che arrivavano dalle saline della Provenza o dalle foci del Rodano. La leggenda vuole che il commercio delle acciughe fosse soprattutto un modo per commerciare il sale, evitando di pagare i dazi: ai controlli dei gabellieri, i mastelli presentavano uno spesso strato di acciughe salate. Il sale era destinato ai signorotti di città e le acciughe rimanevano ai contadini. Nasce così la figura dell’anciué (l’acciugaio), mercante ambulante, che con il suo carro trainato da cavali o buoi trasportava il prezioso carico da paese a paese.
L’olio extravergine d’oliva oggi (preferibilmente ligure), il burro, più economico e reperibile, un tempo.
Unite tutto insieme e otterrete lei, madama Bagna Caôda, la signora incontrastata della cucina piemontese. Per noi, spesso considerati musoni e solitari, quello della bagna caôda è un vero e proprio rito conviviale: i più tradizionalisti attingono ancora tutti insieme dallo stesso recipiente, messo in mezzo al tavolo, in cui si pucciano decine di verdure: cardi, cipolle, cavoli, cavolfiori, patate, peperoni, topinambur.
Sì, ma si fa d’inverno, mi direte.
Con i vetri appannati e la polenta.
Con la fiamma sempre accesa nel fujot, per non farle perdere manco mezzo grado. Trasudando aglio fino ad almeno 48 ore dopo 🙂
Sì, ma anche no.
Nel senso che un piemontese come si deve, alla bagna caôda ci è affezionato. D’estate la vagheggia e la rimanda “a quest’inverno”, ma arriva sempre quella sera fresca di fine agosto dove i peperoni più precoci lo fanno cadere in tentazione.
Io ci sono cascata ben prima. L’ho ripensata, alleggerita, accompagnata a dei pomodori freschissimi, che con la loro acidità danno contrasto ed equilibrano.
Nella bagna caôda estiva l’aglio diventa una nota di fondo, persistente, ma leggera.
Così i rapporti sociali sono salvi, la digestione facile, la scarpetta inevitabile.
Nella bagna caôda estiva l’aglio diventa una nota di fondo, persistente, ma leggera.
Così i rapporti sociali sono salvi, la digestione facile, la scarpetta inevitabile.
Preparate anche un bicchiere di Barbera, che va giù bene e “lava tutto” 🙂
BAGNA CAÔDA (CAUDA) D’ESTATE
Ingredienti per 4 persone
7 spicchi d’aglio
15 acciughe sotto sale
70 g di olio extravergine d’oliva
Togliere l’anima agli spicchi d’aglio e metterli in un pentolino coperti di latte. Portare ad ebollizione e lasciare raffreddare prima di utilizzarlo.
Nel frattempo, preparare le acciughe: lavarle bene con acqua e aceto e metterle ad asciugare su un canovaccio.
In una pentola a fondo spesso, schiacciare con una forchetta gli spicchi d’aglio, aggiungere le acciughe e l’olio. Cuocere a fuoco bassissimo, fino a quando le acciughe non saranno sciolte, non di più.
Utilizzarla come intingolo per le verdure di stagione, oppure semplicemente per condire del buon pane casereccio.
Con questa ricetta, partecipo al contest : “La Cucina Italiana nel Mondo verso l’Expo 2015”, organizzato da Le Bloggalline , in collaborazione con INformaCIBO, nella categoria “Un piatto delle cucine regionali italiane”.
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Per una volta, che è deliziosa, lo posso testimoniare! E visto, Marzia, che n'è rimasta ancora un pochino, noi domani la mettiamo sui peperoni, arrostiti al forno e sdraiati sul piatto, e belli lucidi di questa salsina che per gli estimatori è una vera delizia! 😀
Ciao Marzia, che bella proposta! Grazie mille da parte di tutte noi e un abbraccio, in bocca al lupo! 🙂
Dopo Roma, ti immagino dietro ai fornelli della tua CasaCasa ancora di più!!!
E io che pensavo che la Bagna Cauda fosse tutt'altro piatto!!!!
Allora ….come promesso difronte a quel piatto di cacio e pepe….. quando sarò su mi insegnerai a prepararla!!!!
Kiss Popeya.
La tua descrizione e il nostro amore per Torino fanno di questo piatto un'irresistibile tentazione soprattutto per chi come noi ne aveva tanto sentito parlare ma senza avere un'immagine chiara di cosa fosse la bagna cauda e anche se l'aglio in casa non è sempre gradito, per una volta un'eccezione si potrà fare no??!! ^ ^
Che meraviglia Marzia le foto e anche la ricetta.
Sono felice di vedere che la tua bagna è come quella che ho sempre preparato io prima e che mi ha insegnato una prozia piemontese, l'unica variante è che uso il mio olio del Garda che è molto simile a quello Ligure. Qui ad Ivrea però mi dicono tutti che va fatta con la panna, il burro o il latte…io la preferisco con l'olio.
mah, io mi papperei a luglio pure la versione invernale, va là ;)) quando me la prepari stelluzza?? ti dirò un'atrocità: on l'ho mai assaggiata :(((((
Eccola che torna con una ricetta, ma non con una qualsiasi.
Con la ricetta piu must del Piemonte, quella per cui appena varcato il confine ti fanno la battuta, ma proposta con eleganza e gentilezza come solo tu sai fare.
buona giornata.
Simona
Quei peperoni mi sembrano la sua degna fine! 🙂 grazie mille! Ho avuto un'assaggiatrice d'eccellenza 😉 abbraccione
Grazie a voi e complimenti per tutto quello che fate! 🙂
Ahahah ormai mi hai visto scatenata e disordinata ai fornelli! Te l'ho detto che ti sarebbe piaciuta…appena vieni in Piemonte te ne preparo una dose doppia…anzi tripla! Che secondo me il pupo di casa apprezza…bacioni grandi, Tribù!
…l'eccezione si DEVE fare! Anche perché poi la quantità d'aglio è a piacimento e secondo i gusti…il bello della bagna caoda è che mangiandola da dieci massaie diverse, ognuna la preparerà a modo suo! 🙂 dovete assaggiarla, Pancette belle! Un abbraccio 🙂
Ciao, Paola! Che bello trovarti qui…chiedendo in casa mi è stato detto che, di solito, chi possedeva delle mucche tendeva ad aggiungerci panna o burro, reperibili e disponibili quotidianamente…e quindi economici! La versione "semplice", invece, pare sia tipica delle Langhe 🙂 …io non so scegliere quale preferisco! Ihih un abbraccio forte!
…ma questo non è possibile: occorre rimediare e preparare una bella bagna caoda per quando verrai in Piemonte! Sbrigatevi, eh? 😉 un abbraccione grande!
Simo!! Ma quanto mi fai diventare rossa? Grazie, davvero 🙂 ti abbraccio stretta stretta!