Caso ancora non lo sapeste ancora, abbiamo un Oscar. Che non è il cane da appartamento della vicina con il collo rugoso e la voce che si fa più stridula quando lo chiama.
È proprio un Oscar vero, la silhouette dell’omino con le cosce possenti, laccato d’oro. Non si parla d’altro e, se chiedete alla nonna, vi dirà che Sorrentino è un bell’uomo, un po’ descarpentà (qualcosa che sta tra lo spettinato e il disordinato) ma che quella sera aveva un bel completo. Lei, comunque, preferiva la cravatta al papillon.
La cosa più curiosa è un certo risveglio collettivo. Non di certo il risveglio dal sonno dei giusti, piuttosto il ritorno alla realtà dopo uno stato di trance: confusi, impauriti e semincoscienti dentro ad un paese imbruttito e praticamente allo sfacelo. Invece no, si dice da ieri. Sorrentino ha vinto l’Oscar, quindi non siamo proprio alla rovina. Siamo in grado di.
Non che non lo sapessimo, ma c’è sempre bisogno di una certa approvazione altrui. Da ieri (ri)scopriamo che in Italia esistono ancora cose belle. Con quell’aggettivo che ritorna, come se fosse il personaggio bizzarro della storia, rigorosamente accompagnato da un leitmotiv.
“La grande bellezza” e prima era stata “La vita è bella”. Negli ultimi quindici anni ci siamo attaccati lì. Peraltro con film che di bellezza non ne raccontano nemmeno un po’, dalla deportazione al cinismo della Roma bene, che fa schifo e tristezza insieme. Non c’è bellezza e noi ce la mettiamo – quantomeno nella regia – perché siamo fatti un po’ così: niente funziona, ma in qualche mondo sentiamo che ce la caveremo.
Quando la sensazione di farcela si affievolisce, sputiamo su tutto e prendiamo il primo volo per l’Australia. E da là sputiamo ancora, specie su chi in Italia rimane e non fa niente per cambiare lo stato delle cose. E insomma, perché non fanno questo, questo e questo? E quest’altro, ecco. Noi ce ne siamo andati, d’altronde la nostra parte l’abbiamo fatta.
Io la sensazione netta che ce la caveremo l’ho avuta qualche settimana fa, quando per due giorni con il Rocker ho tentato di andare a vedere la mostra di Renoir alla Galleria d’Arte Moderna.
Una coda che manco l’autostrada in agosto verso il mare. Persone, persone, persone. Chilometri di gente. Tutti lì, chi faceva le parole crociate, chi ritrovava quello che non vedeva da una vita. Lì, in coda. Ho cercato la fine, mi sono messa per ultima, ho fatto dieci metri in mezz’ora, poi altri cinque dopo un’ora. Poi una signora bionda trafelatissima ci è venuta a dire che temeva proprio di non poter farci entrare prima della chiusura e che era desolata. Ha detto proprio così, “desolata”. Moltiplicate la stessa scena per due volte. La domenica – giorno di chiusura -il posto me lo sono accaparrata un po’ più avanti, diciamo a quasi un chilometro dall’entrata. In un punto indefinito, all’orizzonte, quella che i miei occhi miopi avevano catalogato come massa informe si è rivelata essere il furgone della Protezione Civile, che distribuiva acqua, tè e caffè. Fatto sta che dopo due ore e mezza di attesa ce l’ho fatta, anche se per avvicinarsi ad un quadro bisognava, nell’ordine, dare delle decise gomitate ai vicini, saltare i fili chilometrici delle audioguide e infilarsi con nonchalance nei gruppi organizzati, con la guida che parlava del pittore come se fossero stati compagni di scuola.
Ebbene, non immaginate che bellezza c’era in tutto questo, a saperlo guardare bene. Perché alla fine per quella mostra sono passate duecentocinquantamila persone. Cinquecentomila occhi. Senza che c’entrassero il calcio o le spiagge. Non siamo così imbruttiti come sembriamo, sapete? Anche se non sarà lei a salvarci, ci mancherebbe. Se bastasse la bellezza, questo paese potrebbe venderla a chili e poi averne ancora scorte infinite, anche negli angoli più rattoppati dello stivale. Ma la bellezza ci darà la tregua che serve per riprendere fiato e per credere che sì, ce la caveremo un’altra volta.
Il lunedì, d’altronde, è da sempre il buon giorno per cominciare. Le diete, l’anno scolastico, l’autostima di un paese. Che poi si continui, quella è tutta un’altra storia.
Ieri la cucina di C&M sapeva di biscotti ripieni, che sono belli a vedersi, ma ancora di più sul palato. E ammorbidiscono qualsiasi cosa, perfino la sveglia del lunedì mattina 🙂
BISCOTTI DI FARRO
CON MARMELLATA DI MIRTILLI
Ingredienti per 12 biscotti circa
125 g di farina tipo 1
125 g di farina integrale di farro
100 g di burro
100 g di zucchero di canna
1 uovo
mezza bustina di lievito per dolci in polvere
mezza stecca di vaniglia
marmellata di mirtilli (o altra a piacere)
Disporre sulla spianatoia (o un una ciotola capiente) le farine mescolate con il lievito. Rompere al centro l’uovo, aggiungere il burro a tocchetti, lo zucchero e i semini della bacca di vaniglia, che avrete tagliato a metà e raschiato col coltello. Amalgamare il tutto formando un impasto senza lavorarlo troppo e metterlo in frigo a riposare per un’ora (o in freezer per una ventina di minuti, se avete fretta).
Trascorso il tempo del riposo, riprendere l’impasto e aiutandosi con un po’ di farina tirare una sfoglia col mattarello dello spessore di circa 3 mm. Preriscaldare il forno a 180° statico. Con un coppapasta od un bicchiere, ritagliare i biscotti e bucarne la metà con uno stampino. Posizionarli sulla teglia coperta di carta forno e cuocere per circa 20 minuti, senza farli scurire troppo. Sfornarli e lasciarli raffreddare. Distribuire un cucchiaino di marmellata sui biscotti interi e richiudere con i biscotti bucati. Si conservano bene per qualche giorno in un barattolo di vetro a chiusura ermetica.
Commenta:
Ieri sera ho visto il film "La grande bellezza",mah!!!!!!non l'ho capito e mi scuso per la mia ignoranza o forse semplicemente è che non è il mio genere e per questo non mi è piaciuto.Marzia,i tuoi biscotti sono ottimi e senz'altro sono una iniezione di energia.Mav
Il film non l'ho visto ma colleghe e amici che l'hanno visto dicono che non l'hanno capito…. ti dirò la mia quando lo vedrò!
In compenso ho amato La Vita è Bella! 🙂
e sapessi quanto mi piacciono questi biscottoni! …te rubo un po' 🙂
Grazie, super Mav! A presto, un bacione 🙂
Questo film ha proprio fatto discutere…meno male che certe volte ci pensa la cucina a mettere d'accordo tutti! Questi biscottoni mi sa che sono proprio il nostro genere, Terry…servirebbe una scorpacciata insieme! Un abbraccio forte forte 🙂
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