Ci sono cose che non si possono comprare.
Non si compra la sensazione di aprire le ante alla prima giornata di sole dopo tanta acqua. Non si compra l’odore di casa. Non si compra il tempo, ché se lo vendessero io sarei la prima della fila e non ve ne lascerei nemmeno un po’. Non si comprano tutti quei valori assoluti di cui ci si ricorda solo stereotipandoli: la salute, l’ammmore, la fiducia, la bellezza d’animo.
C’è dunque una sorta di grazia divina, sottile, ma bastarda. E dice che tu, che sogghigni tirando fuori la tua Mastercard luccicante, potresti anche rimanere con un palmo di naso. Tiè.
In cucina, invece, non si compra la semplicità.
L’altra sera, infilata nel pigiamone, mi metto a fare del sano zapping e incappo su “Torte in corso con Renato”. RenatoRenatoRenato e quel poverino di suo nipote, sempre sotto torchio. E dopo di loro? “Il boss delle torte”, 25 piani di pan di spagna. E allora ditelo che vi siete messi d’accordo una sera per farmi sentire una perfetta idiota incompetente.
Niente da fare, sono tempi di torte con pasta di zucchero e/o di cucina molecolare. Io fuggo a gambe levate, non ce la posso fare. I botticini di coloranti alimentari mi fanno ingarbugliare lo stomaco e l’azoto liquido l’ho sempre associato a facoltà universitarie molto lontane dalla mia. Che ansia. Quando si mangia?
Gli animi arditi che si cimentano nell’arte del “più bello che buono”, mi fanno venire una voglia pazzesca di semplicità. Così, mentre là fuori impazza la scenografia culinaria, io faccio l’eretica con la bruschetta. Come dite? Non è molto epico detto così? 🙂
Fatto sta che no, la semplicità in cucina non si compra. Lo so che l’ho già detto. Me lo ripeto come un mantra, forse per colmare i miei vuoti assoluti sul cake design e affini. Datemi degli ingredienti veri, che per cena si va di bruschetta d’inverno. Una sola regola aurea: semplicità non è sinonimo di faciloneria, anzi. Più l’idea è semplice, più richiede ingredienti di qualità per riuscire bene. Il panino morbidoso al latte in polvere nel sacchetto non vale, per dire :).
Stasera non-ricetta. Quella democratica, quella che ce la possono fare tutti. Quella per cui non servono attrezzi strani. Quella che sa dannatamente di buono e che si mangia anche davanti alla tv, se vi va di vedervi Renato 🙂 io però mi nascondo sotto il cuscinone del divano, sappiatelo.
BRUSCHETTA CON CREMA DI FORMAGGIO,
PERE, MIELE E NOCI
Ingredienti per 2 persone
4/6 fette di pane casereccio
2 pere non trattate
il succo di un limone
100 g di gorgonzola
50 g di ricotta cremosa
100 g di miele (quello che preferite, per me di tarassaco)
50 g di gherigli di noce
una spolverata di pepe
Lavare e asciugare le pere, eliminare il torsolo e tagliarle a spicchi sottili. Bagnarle col succo di limone perché non anneriscano.
Accendere il forno a 200°.
Scaldare il miele a bagnomaria e nel frattempo tritare i gherigli di noce grossolanamente. Unirli al miele e insaporire con una spolverata di pepe.
Mettere le fette di pane ad abbrustolire nel forno caldo per qualche minuto.
Nel frattempo amalgamare la ricotta al gorgonzola, creando una crema.
Spalmarla sulle fette ancora calde, aggiungere le pere e il composto di miele e noci.
Servire tiepido.
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Che gola che mi fanno venire questi accoppiamenti… classici, ma decisamente intramontabile e desiderevoli!!!
A presto =)
buonissimi, anche io sono per la semplicità, per le cose vere,alla prossima
completamente ineluttabilmente d'accordo con te: QUALITY OR DIE!!!!!! …e poi renato e compari hanno anche un po' scassato.. con uqelle creazioni ai confini della realtà e a discapito del gusto, ma dov'è finito il senso del comfort food?? ormai se un cibo non sbalordisce al primo sguardo, non è da prendere in considerazione… io diffido sempre dei libri di ricette con le fotografie, non li compro mai. Ma credo di essere l'ultima della stirpe! un abbraccio a te e un morsaccio a queste bruschette-wow!! (che buono quel pane, lo vedo daqqquì!)
Come mi trovi d'accordo… Il cake design mi piace ma con eleganza… E non certe cose esagerate…la cucina molecolare invece mi inquieta …quindi w le bruschette… E queste in primis…. Che mix di gisti che adoro, li abbi o di solito quando faccio una torta salata simile!
W la semplicitá!
Bella la foto della frusta! 😉
Baci
Terry
…e vorrei ingarbugliarmi in una bruschetta per inzupparmi completamente di formaggio,pere,miele e noci aggiungendo anche uva passa,mandorle e tanto altro….che follia,tu mi dirai….ma sono MAV.Grazie Marzia,a martedì prossimo.A tutti dico:non perdetevi questo magnifico appuntamento perché è bello leggerei racconti che Marzia scrive con maestria e le ricette poi…eccezionali.Difficilmente cara ti libererai di me perché sono come i carabinieri:nei secoli fedeli.Mav
UNA "NON RICETTA" BUONISSIMA.
io ho seguito il tuo consiglio e ho usato il miele di tarassaco, Rigoni perchè è biologico, e il risultato è stato davvero gustoso
Hai ragione, Ornella! 🙂 certi classici non tramontano mai…grazie e benvenuta su queste pagine! A presto 🙂
…andiamo d'accordo, Paola! Certe volte la semplicità è il miglior ingrediente 🙂 grazie per essere passata di qua 🙂 un bacione!
Clapclapclap applauso scrosciante dalla cucina di C&M per te, Pata!! Ogni riga che hai scritto equivale a quello che penso io…resistiiii, Ultima dei Mohicani 😀 ahahah il pane è fatto con gli scarti di pasta madre…che occhio, amica! 😉 ti abbraccio stretta stretta!
Terryyyy, ma ciao! Che bello trovare comprensione…mi sento un pesce fuor d'acqua ogni tanto quando capito su qualche blog glitterato e/o molecolarmente andante 😀 ma un bel piattone di lasagne, no?!?! GRAZIE, un bacione grande grande e un abbraccio!
Ps: poi col formaggio rimasto a fine ricetta sulla frusta non ti dico che scarpetta 😉
Mav, ormai sei la mia agente pubbicitaria ahahah 🙂 grazie e un abbraccio forte, a prestissimo!
Ciao, Rebecca! Sono felice ti siano piaciute…ottima scelta per il miele 😉 grazie per essere passata a trovarmi!
Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere…poi se aggiungi miele e noci il gioco e' fatto.
Che bontà…un abbraccio e buona giornata. Speriamo che la nebbia nella nostra bella città si alzi. Simona