Più mi sforzo di comprendere, più questo vecchio mondo mi pare andato, matto certe volte. Nell’orecchio sinistro ora ho anche “Virus” con tanti signori in giacca e cravatta che si urlano addosso un po’ di tutto, ma a loro non bado. La tivù non la consumo nemmeno un po’, il piccì invece, poveretto, fa gli straordinari.
In orario improponibile, con la palpebra calante e tutta arrotolata nel plaid, l’altra sera leggevo un articolo che parlava di cucina naturale. O, meglio di cos’è la cucina naturale.
Vi pare facile? Ecco, non lo è. Tanto che la palpebra moribonda l’ho immediatamente spalancata.
Il tono del suddetto articolo era più o meno questo: “Ehi tu! Credi di mangiare bene? Vergognati! Lo zucchero fa morire! La farina ti corrode le budella! Il latte ti inonda le vene! Il burro è una bestemmia! Il lievito di birra è veleno!”.
Calma. Caaalma. Signore che hai scritto l’articolo, prendilo un respiro tra un punto esclamativo e l’altro. Iiiinspira…eeespira….(che l’aria è inquinata non glielo diciamo, vero?)…distendi le sopracciglia….ecco. Non va già meglio? Che ansia che mi fai, caro signore. Io che la cucina naturale penso di praticarla e la predico, a volte frantumando gli altrui attributi. Io che uso lo zucchero di canna e il miele, che non inizio bene la giornata senza il caffèlatte bollente, che l’uovo alla coque mi fa tornare bambina e sorridere. Niente, mi sa che ho sbagliato tutto.
Eppure.
Eppure ho la fortuna di essere nata in una casona famigliare senza vicini e circondata da campi.
Ho munto la mucca Gessica, che pazientemente si è prestata a fornire latte a tutte noi cugine con le mani piccolette e maldestre ed è vissuta fino a 15 anni. Gessica con la G, perché la J ci era antipatica e sconosciuta all’epoca, era ghiottissima di bucce di banana e ogni volta che ne mangiavo una, correvo a fare merenda con lei.
Ogni mattina, prima di mettere il latte a scaldare, avevo diritto al mio cucchiaino di panna, che lentamente, nella notte, era salita in superficie.
Ogni estate, in montagna, quando il malgaro Luca passava davanti a casa per andare su dalla sua mandria, la merenda era pane e burro. E che burro. Giallo, profumato, sapeva quasi un po’ di nocciola. La faccio ancora oggi, vent’anni dopo. E lui fa ancora quello stesso burro, anche se ha le dita gonfie, un ginocchio infiammato e mi dice che è stufo: “Un giorno o l’altro smetto”. Io lo prego di non farlo con la bocca piena e unta e lui sorride su, su fino agli angoli degli occhi.
Ho raccolto le uova calde facendo “Buh!” alle galline per farle alzare dai nidi e mi facevo sempre raccontare la storia della chioccia che mangiava pane e Barbera e poi covava.
Ogni domenica ho rubato la pasta fatta in casa cruda. Di tutti i furti quello degli gnocchi era il mio preferito, anche se, mannaggia, la mia Cuoca Senior li ha sempre fatti grandi e in una mano me ne stavano al massimo due.
Oggi li faccio io e a lei lo dico per telefono, perché so che le piace l’idea. Lei puntualmente esce fuori con un: “Tua mamma non è più tanto veloce a farli e nemmeno tanto brava!”. Seee. I suoi gnocchi fanno resuscitare i morti, invece, e a me così non verranno mai.
Ho raccolto a mano le baboie (le dorifere) quando decidevano di infestare le foglie nell’orto, perché la nonna preferiva “non darci nessuna medicina, alle patate”.
Se cercate la definizione di cucina naturale su Google, troverete miriadi di risultati. Una significato molto gettonato del termine dice “che rispetta la natura degli alimenti e quella di chi li deve mangiare“. Mi sembra bella, ma un po’ vaga. La mia cucina naturale è quella che ho imparato giorno dopo giorno in quella casa bianca coi campi intorno.
Non sprecare il cibo. Fare in casa il più possibile. Consumare frutta e verdura di stagione. Non esagerare con le quantità, di qualsiasi cosa si tratti. Posare la forchetta un attimo prima di sentire la pancia pienapiena. La mia cucina naturale è senza soia, senza tofu, qualche volta con una piccola percentuale di 00, quando ho fretta con il lievito di birra. E i dolci li dolcifico, perché se no non si chiamerebbero “dolci”. Poi sono una curiosa cronica, con un palato inguaribilmente aperto ad ogni esperienza gastronomica, con le mani che non sanno stare ferme.
Naturale, per me, significa ‘che arriva dalla natura’. Che è sporco di terra, che è lavato, affettato, cucinato da mani pulite e sincere, che nutre non solo lo stomaco, ma anche lo spirito.
Naturale, per me, non corrisponde certamente a BIO. Quelle sono tre semplici lettere una in fila all’altra, che decido di comprare solo se effettivamente constato che il prodotto è fatto bene, ha una qualità superiore, mi garantisce qualcosa. Quando invece, nonostante lo stemmino, giro e trovo il celeberrimo olio di palma, lo poso e penso a quali biscotti infornerò stasera.
Naturale, per me, è questa piccola rubrica, che da quattro angoli d’Italia otto diverse mani curano tutti i mesi. Ogni menu creato è un piccolo incanto naturale. Io rappresento le due mani costantemente in ritardo 😀 questo mese la protagonista è la zucca e si comincia da qui: focaccine soffici e un velo di burro aromatizzato.
StagioniAMO a Novembre (e vi aspettiamo per il contest!)
Mondare la zucca, tagliarla a fettine sottili e cuocerla al vapore per una ventina di minuti circa. Nel frattempo, in una grande ciotola o sulla spianatoia, miscelare le farine e disporle a fontana insieme al lievito disidratato e ad un cucchiaino di zucchero.
Le baboieeeeeee con le mani? Vergogna! Rabbrividisco solo al pensiero…perchè a tutto il naturale c'è un limite!
[Piccola curiosità della sera: le baboie piemontesi sono i bobboi sardi; Regno-di-Savoia rules]
Sono le 7 e ho gia letto il tuo post avidamente. Non tanto per la cucina naturale ma per tutto quello che mi hai fatto ricordare, nonostante la tua giovane età. Cosa c'entra, anche io son gggiovine…grazie per il bellissimo racconto. Une belle journée
Impazzisco per i tuoi post Marzia.
Grazie per il meraviglioso risveglio, come promesso :)))
Anche io da piccola giocavo con mio cugino a raccogliere le baboie nel campo di patate dei nonni. E anche io sono cresciuta imparando a rispettare la natura in una bianca casa di campagna. Dove mi veniva detto "fai un salto da nonna e prendi un po' di insalata, carote e pomodori". Altro che Esselunga!
Bellissimi ricordi ed insegnamenti che cerchiamo ancora di portare avanti.
Buona giornata Marzietta.
Uau!! Sono stordita, affascinata, assolutamente catturata dal tuo bellissimo post. Dalla tua infanzia ricchissima di cose ormai perdute e piena di aneddoti da poter (dover!) raccontare.
la mucca Gessica con la G doveva essere troppo simpatica. Io brancolo un po' nel buio e procedo a tentoni nella ricerca del naturale (in tutti i settori della vita). Mi manca un retroterra solido e definito come il tuo, ho vissuto un'infanzia troppo vagabonda e variegata per poterlo avere, ma lo si può sempre cercare ed è quello che faccio. Certo uso tofu e salsa di soia, perchè sono curiosa come una scimmia e perchè mi diverte. o forse per lo stesso motivo per il quale mi coloro i capelli di hennè da quando avevo 12 anni….
Come sia sia….sto divagando! Invece mi gusto queste focaccelle meravigliose, belle già solo a vedersi.
Tanti baci, buona giornata marzietta!!<3
Bimba sei davvero dolce, da piccola e da grandicella!
Ti ho vista saltellare come una bambinetta in mezzo ai campi in modo così vivido che quasi quasi vado a rileggermi questa bella storia che sa di tenerezza e di bello bello!
Quando si dice che naturalezza e spontaneità vanno a braccetto! Ecco… tu! 🙂
Rubo una focaccina… ma ho la cocente sensazione che non me ne staranno più di due in mano! 😉
Mi toccherà tornare a rirubarne… ti toccherà rifarle! 😀
Bellissimo racconto Marzia. Complimenti.
Bello bello bello!!!!
Non potevi che raccontarti meglio, in ogni parola ho rivisto la Marzia (Popeya x noi) di quei giorni trascorsi insieme.
Hai una dote speciale di contagiare positivamente con le tue esperienze di vita.
Keep on rockin popeya, daje così che spacchi tutto!!!!
Marzia sei fantastica! Tutte queste cose belle chi scrive gli articoli bacchettoni sulla cucina naturale non le ha mai fatte!! e poi sinceramente tutti questi allarmismi ci hanno stufato…(c'è il filone apocalittico anche in chi predica la cucina naturale)!!! scrivi benissimo, e poi una che scrive di baboie e mucchine per me è mito!!! brava!
divino tutto racconto,preparazioni,grazie
Come diceva qualcuno, mangia ciò che cresce in natura, diffida del resto. E, senza esagerare, aggiungi buon burro e qualche cucchiaino di zucchero. P.S. Per quanto riguarda le baboie, mio nonno è della stessa scuola: http://dispensamagazine.com/dispensaDettaglio.php?id=29.
E' per questo che sono felice di essere "in squadra" con te… perchè la pensi esattamente come me!
..naturale non vuol dire bio… non vuol dire vegan,.. non vuol dire estremismo e neanche allarmismo! …amo il blgo di Bressanini ed i suoi libri perchè spiega scientificamente molte cose che secondo me che fa tanto allarmismo sulle farine o sullo zucchero e su tante altre cose dovrebbe leggere! … e con il suo modo di scrivere poi apre gli occhi su come, per chi scrive certi "allarmi" …sia facile far cascare la gente e farle prendere paura… manipolando termini e significati!
Vabbè… venendo alla nostra amata rubrica… antipasto golosissimo!!! lo vorrei ora!!!
Bacissimi!
Ahahah Aleee, pensa se fossero stati vermetti! 😀 ah però…W il Regno di Savoia 🙂 un bacione e a prestissimo!
Monique, detto da te mi fa emozionare 🙂 certo che sei ggggiovine, non ricordi che saltelli atletici facevi al corso?!?! Ti abbraccio fooorte!
Che ricordi, Lju! Anche la tua nonna portava sempre il grembiule sul vestito? 🙂 sono felice che ti piacciano queste righe traballanti e spero di migliorarle sempre di più…un abbraccione!
Luna, che bello trovarti! Ogni retroterra ha la sua bellezza e le sue mancanze…pensa che io la prima volta che ho preso un tram a Torino mi sono praticamente persa 😀 anche io assaggio e provo ogni cosa, sono inguaribilmente curiosa: mi sa che ci troveremmo bene a tavola, insieme alle altre due stagionatrici…dobbiamo farlo prestissimo 🙂 ti abbraccio e ti mando un bacio grande 🙂 grazie!
Miuuuuu! Mi fai sempre emozionare, ma sei sicura che me le merito tutte le cose belle che mi scrivi? Non ti preoccupare per il numero di focaccine, in tutto abbiamo quattro mani e ne rubiamo almeno otto 😀 poi le dividiamo ihihih ti abbraccio forte, fortissimo!
Grazie mille, Giovanna bella! 🙂 ti abbraccio
Troppo buona la mia Popeya…giorni bellissimI: mi mancano e dobbiamo rifarli presto!
Grazieeeeee, spero di meritarmi tutte queste belle parole 🙂 ti stringo fortissimo! W la mia tribù di Collefiorito!
Eh no, mi sa che i catastrofisti non hanno mai munto una mucca! 🙂 ahahah le baboieee…ma tu sei mitica e conosci pure il mio paesino sperduto! Spero di incontrarti presto 🙂 un abbraccione stretto stretto!
Grazie a te, Paola, per essere passata da queste pagine 🙂 sei sempre la benvenuta! Ti abbraccio.
Bellissimo, Lucia! Sono d'accordo con te sul burro e lo zucchero…e i nostri nonni mi sa che ne avrebbero di cose da raccontarsi! 🙂 vediamoci presto…un abbraccione!
Brava Terry!!!!! 🙂 mi hai tolto le parole di bocca e anche a me Bressanini piace molto! E adesso però dobbiamo sbafarci un piattone di focaccine…difendere la naturalità "vera" fa perdere un sacco di energie…io taglio a metà e tu spalmi?? 😉 un abbraccio fortissimo!