L’incoscienza è quella piccola cosa che ci dorme dentro, con un occhio chiuso ed uno aperto. Me la immagino salire dalla punta dell’alluce fino alla gola, condizionarti nel fare una scelta e poi, a cose fatte, mollarti lì, come una povera tapina a chiederti: “Ma perché l’ho fatto?”
Me lo chiedevo ieri, alle tre del pomeriggio, quando tutta l’incoscienza di un mese prima mi aveva chiaramente abbandonato, lasciandomi con la mente gelata e la pelle umidiccia dal troppo caldo in una stazione centrale di Napoli piena piena, afosa e roboante.
Un mese fa ho deciso che non avrei lasciato quasi due centinaia di euro alla solita compagnia aerea per farmi portare fino in Sicilia. E l’ho deciso esattamente dopo l’ennesima pubblicità a colori fluo, che sbraitava: Torino-Catania a 39€. Seeee. Un paio di click in più e ci si accorge che i posti sono terminati o che saranno disponibili solo da ottobre duemilaecredici.
In un moto di incoscientissima sfida al sistema, decido di optare per un altro mezzo di trasporto.
La bicicletta no, dai.
Il pullman mi riportava alla mente anni e anni di mal d’auto.
Il treno, magari. Il treno mi sta simpatico: osservo le facce, immagino le storie, leggo libri, mi godo il finestrino. Studio il percorso, calcolo i tempi, mi faccio fare il prezzo – 75€! – e compro.
Tiè, Alitalia: ti sto tradendo e ne vado fiera.
7.15 a Porta Nuova. Riesco anche a comprarmi una colazione al volo.
A bordo prima mi danno il quotidiano. Verso l’ora di pranzo, puntano al mio stomaco che brontola e vincono facile: taralli e succo di frutta all’ananas.
Dormicchio, leggo, lavoro al pc.
Arrivo a Napoli centrale dopo sei ore, constato che l’estate esiste anche quest’anno, cerco il tabellone e trovo il mio Intercity al binario 14. Si scrive ‘intercity’, si legge ‘carrozzone’. I vagoni con gli scompartimenti a 6 posti, ma di Cary Grant neanche l’ombra. Le valigie abbandonate nel corridoio a cui si aggiunge quasi subito anche la mia, in un equilibrio decisamente instabile. Le persone con lo sguardo perso nel vuoto che sventolano quotidiani come ventagli improvvisati. Entro nel mio vagone e una darkettona di quelle pure e dure è seduta al mio posto.
Mi avvicino e le sorrido:”Ciao, quello forse è il mio posto…”. Lei alza la testa, arriccia l’anello metallico che tiene tra le narici, mi guarda fissa senza dire niente e riabbassa la testa su “Gang Bang”. Molto bene.
Mi siedo nel posto accanto e cerco una presa elettrica che non c’è, come l’aria condizionata.
Guardo talmente sconsolata la bocchetta, che una signora mi prende a compassione e mi tocca un ginocchio: “Adesso la accendono, eh…quando poi parte il treno la accendono sempre…”
Il “Ma perché l’ho fatto?” è arrivato esattamente qui, mentre contavo mentalmente le ore che avrei trascorso sul mio intercarrozzone. 7 ore e mezza. Si può fare! Setteoreemezza. Si può fare?
Spengo il telefono e mi preparo psicologicamente.
Il treno si riempie. I bambini sbraitano, i cani abbaiono, le mamme urlano, io forse mi sciolgo o forse cado in un sonno veloce, ma profondissimo finché percepisco un filo d’aria fresca arrivare.
Forse si può fare.
Poi si è fatto eh…sono approdata sull’Isola. E ti dirò che, dopo lo smarrimento iniziale, il viaggio mi è pure piaciuto. Ho (ri)apprezzato la sensazione delle dita sulla carta di un libro, ho fatto pipì come un’equilibrista, sono salita nella pancia di una nave con il treno, ho dimenticato lo smartphone, guardato dal finestrino per più di mezz’ora di fila, immaginato e poi conosciuto i pezzi di vita di chi viaggiava con me. No, della darkettona no, perché non ha aperto bocca.
Beata incoscienza, che ti fa fare ciò che a mente lucida non faresti, che sia un viaggio di 14 ore in treno o una frittata con lo zucchero e la vaniglia.
Ho raccolto le more in una mattina fresca, silenziosa e ancora quasi senza luce, facendo attenzione a non rompere troppe ragnatele. Ne ho fatte fuori sul posto un numero indefinito e quelle rimaste erano troppo grandi e belle per spiaccicarle in una marmellata. Così sono finite in questa anomala frittata dolce.
Pur avendo una vita culinaria piuttosto vivace, una frittata dolce ancora non l’avevo mai preparata. Ma le prime volte, si sa, sono sempre le più incoscienti e le più intense. L’ho cotta in forno, ché tanto il meteo su Torino lo permetteva. Ho pensato di consigliarvela sbranata a merenda o, se siete tipi fashion, mangiucchiata per il brunch.
In verità per me è stata la cena dolce prima del viaggione, mentre la pioggia batteva sui vetri e il letto straripava di vestitini da infilare in valigia. L’ho sfornata un po’ scettica…l’ho assaggiata bollente ed era buona, calda ed era squisita, tiepida ed era p e r f e t t a.
Fredda non ci sono arrivata, ma la prossima volta vi dico 🙂
Ingredienti per una teglia di 20 cm
3 uova
5 cucchiai di zucchero
40 g di farina
una tazzina di latte
i semi di mezza bacca di vaniglia
300 g di more
la punta di un cucchiaino di cremor tartaro
la punta di un cucchiaino di bicarbonato
In una ciotola capiente rompere le uova, unire lo zucchero, il latte, la farina, i semi di vaniglia, il cremor tartaro ed il bicarbonato e con le fruste montare per qualche minuto fino ad ottenere la consistenza di una pastella fluida.
Preriscaldare il forno a 200° .
Lavare le more.
Coprire la teglia con la carta da forno, versarvi dentro le more e unire la pastella.
Infornare per circa 20 minuti, fino a che prenderà un bel colore dorato. Sfornare e gustare tiepida.
La tua frittata, di cui mi avevo donato l'anteprima, è favolosa e la proverò sicuramente. È il tipo di dolce che mi fa proprio sognare.
Ma i tuoi post, i tuoi racconti, sono il principale motivo per passare a trovarti.
Amo come scrivi e le emozioni semplici ma dirette che trasmetti. Sembra davvero di trovarsi accanto a te.
Buone vacanze Marzietta.
Che bella quest'ode all'incoscienza che ti fa attraversare l'Italia in treno fino a toccare l'estate che credevamo scomparsa! E che bella questa frittata dolce con more che hai colto senza distruggere ragnatele (che immagine tenera ^ ^). In frigo abbiamo dei mirtilli freschi, ci lasceremo ispirare e poi li trasformeremo in questa delizia!
Succede che a volte ti leggo e… semplicemente ti sento!
Ho passato anni (non giorni, non mesi) a viaggiare su e giù in intercity-carrozzone (Genova-Napoli-Genova-Napoli senza soluzione di continuità) e all'inizio anche per due volte alla settimana… setteoreemezzo-disolitoeranoalmenootto!
E ti ho capito… ho sentito tutte le urla, i bambini, i bagagli, qualche volta anche qualche cagnolino e/o gattino, come fossi stata lì accanto a te! Sorrido perché l'incoscienza è anche amica fidata quando hai vent'anni, ti dà la parvenza di aver deciso tutto tu, eppure eppure alla fine quel senso di libertà si tramuta sempre in rimorso! XD
E a proposito di morsi…ehehehe questa della frittata con le more ammetto avermi ricordato un po' un pancake alternativo… perciò ti credo e magari la provo anche col mango! 😀
Un bacio a te viaggiatrice fantasiosa! ^_^
golosissima,complimenti
Io con il gelato ai mirtilli e tu con la frittata dolce alle more, non possiamo certo dire che non ci piacciono i frutti di bosco.
Buona giornata.
Simona
Sei unica! …io non so se l'avrei fatto… O forse si.. Visto che anche io l'anno scorso ho optato per 10 ore di macchina e non aereo per arrivare fino in Puglia… E non un a signora macchina… Ma la mia punto sgangherata e scomoda! …e pensa che pure io l'anno scorso in puglia ho raccolto le more! 🙂 meravigliosa la tua dolce frittata!
Bacetti e goditi la sicilia che forse ti riporta all'estate che qui al nord non è pervenuta! 🙂
Hai omesso che di rado scrivevi messaggi alla tua amica per rimanere in contatto con il mondo reale!!!
Ti vedo immersa con il tuo fiore in testa a raccogliere silenziosamente le more!!!!
Geniale la mia Popeya che ora però mi ha messo voglia de sta frittata…io qui dove le trovo le more????? Anche qui al centro mancano delle cose 😉
Bacio popeya;-)
Ossignur O_o non je l'avrei mai potuta fare.. Son stata licenziata lo scorso anno.. ma è vero pure che per 19 anni ho fatto avanti e indietro con i bellissimi treni di Trenitalia per adare a lavoro.. e so perfettamente come funziona.. Per questo evito il treno per spostarmi in vacanza.. lo evito come la peste!!!! Tu però.. brava ragazza.. coraggiosa!! La frittata dolce eh.. mmmm da provare.. mo però voglio sapere fredda com'è! :-P. smack e buon w.e. 🙂
Ljuba bella, ciao 🙂 bellissimo trovarti anche qui e sapere che le rigacce che scrivo ti danno buone sensazioni. Non vedo l'ora di riabbracciarti al tuo ritorno 🙂 bacioni grandi!
Belle voi, che passate a trovarmi e mi riempite di righe che fanno bene all'anima 🙂 Grazie! Non vedo l'ora di assaggiare virtualmente la vostra versione 😀
E io ricambio il bacio e lo giro a te. Trovarti qui è diventata una bellissima abitudine e m'hai viziata ormai con le nostre chiacchiere online 🙂 solo chi fa questi viaggioni può capire…al ritorno ho beccato un volo economico! Un paio d'ore e sono di nuovo fra le mie Alpi 🙂 …frittata col mango?! Corroooo con la forchetta in mano! 🙂 grazie, Miu!!
Grazie, Paola!! 🙂 un abbraccione
…io potrei farci il bagno, nei frutti di bosco. Ora corro a vedere il tuo gelato 😉 grazie, Simo! Un bacione!
Beh direi che 10 orette di macchina sono da premio per la pazienza! 🙂 cosa non si fa per un viaggio…! Da qui confermo che l'estate è una stagione che ancora esiste, per fortuna 🙂 grazie, Terry bella! Lunedì ripartiamo coi nostri menu 🙂 abbraccione forte!
Ahahahahah, vero…ero con la modalità aereo (in treno!) e poi ogni tanto vedevo un tuo messaggio che mi tirava su 🙂 popeyaaa, tu mettici il guanciale e togli lo zucchero che viene una meraviglia 😀 ahahah ti abbraccio forte forte!
Anche tu pendolare…ne avrai viste di cose, su quei treni ihih 🙂 ciao, Claudietta! Eh, cosa non si fa per andare a trovare il mio Capellone…e per un po' di Sicilia 😉 secondo me fredda non ci arriverà mai…! Ihih Bacioni grandiiii
Marzia, posso confessarlo? Quando ho letto le prime righe di questo post ho tremato…pensavo che ti fosse successo qualcosa di terribile durante il viaggio… "ma perchè l'ho fatto?"…azz, altro tremore…ma che le sarà successo, che non mi ha detto niente… alla fine ho tirato un sospiro di sollievo… Il treno, anche il più carrozzone, merita quelle due o tre gocce di sudore…molto meglio dell'asettico aereo! 😀
Frittata splendida che voglio assaggiare!! :)))
Che ricetta invitante!!! 🙂 Ne sto approfittando per salutare le bloggalline! Un abbraccio