Se penso alle pesche, mi vengono in mente le macchie rosa sulle magliette bianche stirate. Ne facevo sempre almeno due, appena sotto l’ombelico e lì sarebbero rimaste fino a molti lavaggi dopo. Le macchie di pesca, si sa, sono marchi indelebili, medaglie sbiadite di merende sudate. Subito dopo c’è il risucchio, quando capitava invece di mangiare la pesca nel piatto, dopo cena, e rimaneva un po’ di sugo sul fondo, da bere rumorosamente a labbra protese.
Poi c’è fiorirosafioridipesco, che ho applicato come regola botanica generale cantata per tutti gli alberi incontrati e la “faccia che sembrava una pesca”, dai racconti famigliari sulla mia venuta al mondo, con parto cesareo podalico. Io lì dentro stavo seduta così bene, che non sono mica sicura di aver avuto tutta questa voglia di uscire, specie di questi tempi, quando leggo sui social certe minchiate dettagliate analisi politiche, sociologiche ed economiche che riguardano il destino del mondo e dell’umanità. I leoni da tastiera non danno tregua nemmeno a fine luglio, manco per andare a prendersi un gelato.
Ah, poi ci sono state le pesche amate e odiate negli anni dell’adolescenza. A differenza di Catullo, però, noi sapevamo benissimo il perché: erano le pesche estive che raccoglievamo a Lagnasco, io ed Elisa, in pantaloni corti e camicie a quadretti prese in prestito ai nostri papà. Ai produttori piaceva il fatto che arrivassimo dalla campagna anche noi e capissimo perfettamente il piemontese, un po’ meno che fossimo femmine, ma non ce lo dicevano mai.
Quei settecento euro guadagnati a fine stagione ci sembravano un’infinità. Avremmo potuto fare almeno quattro vacanze e per questo sopportavamo il caldo di metà luglio, gli insetti e la peluria della buccia, che ti si infila perfino nelle mutande e ti fa staccare i pezzi a forza di grattare. Solo a fine giornata, impanate nel talco mentolato e con una cassetta di pesche troppo mature da portare a casa, tutto sembrava quasi perfetto. -13 giorni e poi si va al mare, dai.
Inciampiamo sempre negli ingredienti, che lo vogliamo o no. Possiamo ricostruirli come puzzle agrodolci o fregarcene, ma loro sono sempre lì e non la smettono mai.
Li conosciamo, li teniamo fra le mani e li distruggiamo, trasformandoli, fra lingua e palato. Ce ne nutriamo non solo addentandoli, ma lasciando che evolvano con noi e che scandiscano in modo banale, quotidiano, stagione dopo stagione, le tappe delle nostre storie.
Mentre mettevo insieme gli ingredienti per questa insalata d’estate, pensavo a tutte le pesche della mia vita.
Pensavo anche alle pesche tabacchiere, che non mi hanno mai dato grosse soddisfazioni e a quelle ripiene, il dolce che mi ricorda le tavolate in montagna, con almeno venti gambe sotto al tavolo. Ancora oggi, se io e mamma Giovi prepariamo le pesche ripiene insieme, rimango solo l’addetta a selezionarle, sbucciarle e dividere le due metà senza romperle. Il ripieno è assolutamente roba sua, territorio inviolabile con gli ingredienti fissi e mai pesati, con le dosi che non esistono e che cambiano leggermente di volta in volta, a seconda della fretta, dell’umore, delle nuvole che passano. Così, nessuna pesca è uguale alla sua vicina e nessuna infornata sarà mai più la stessa. La cucina sa essere tremendamente struggente, alle volte.
Le pesche sono l’ingrediente del mese di StagioniAMO 🙂 i loro spicchi, consumati freschi, hanno proprietà depurative e antiossidanti. Le pesche sono ricche di acqua e ipocaloriche, perfette per affrontare l’estate e per calmare lo stomaco, quando è sottosopra.
Il menu a loro dedicato, che trovate qui fino a fine luglio, comincia da un’insalata stramba e freschissima. L’ispirazione arriva dal verde dei messaggini whatsapp scambiati con Terry e Giulia, le mie paladine preferite della stagionalità 🙂
Si dosano gli ingredienti in quantità assolutamente soggettive e anarchiche.
Si annaffiano con una citronette profumata al miele e rosmarino.
Si mescola tutto.
Si prende una bella forchettata.
Si chiudono gli occhi.
Si mastica piano fino a sentire tutto il sapore delle storie passate: l’amaro della rucola, l’aspro dei mirtilli, il sapore forte del parmigiano, l’eco lontana del limone, la forza delicata delle pesche, di tutte le pesche della vostra vita, più queste, che sono quelle che proprio non vi aspettate.
INSALATA DI PESCHE GRIGLIATE
(CON RUCOLA, AVENA, MIRTILLI E PARMIGIANO)
Ingredienti per una porzione
Una mancianta di rucola fresca
Un pugno di mirtilli
Una pesca croccante
2 cucchiai di fiocchi d’avena integrali
Qualche scaglia di parmigiano
Pepe nero
Per la citronette:
4 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
2 cucchiai di succo di limone
1 cucchiaino di miele
poco sale
Un rametto di rosmarino fresco
Preparare la citronette: mescolare l’olio con il limone, il miele e poco sale. Lavare e tritare il rosmarino e aggiungerlo. Lasciare riposare almeno 15 minuti.
Coprire i fiocchi d’avena con acqua e cuocerli a fiamma bassa per circa 3-4 minuti, fino a quando non l’avranno assorbita. Far raffreddare.
Tagliare la pesca a spicchi non troppo sottili e grigliarle sulla griglia molto calda, per 2-3 minuti, su entrambi i lati.
In una ciotola unire la rucola, le scaglie di parmigiano, i mirtilli, l’avena e gli spicchi di pesca. Condire con la citronette e gustare il piatto fresco.
ON THE TABLE: il nostro birraio di fiducia consiglia per questo piatto l’abbinamento con la Jan De Lichte, una birra dalle note dolci e speziate, aromatizzata con bucce di curaçao e coriandolo…godetevela qui, su Diario Birroso.
Come sempre colpisci al cuore… tra racconti e ricette… ti vedo a 360°… e come sempre ti adoro! 🙂
Non vedo l’ora di volare in treno da te. Conto alla rovescia iniziato, manca pochissimo! Ti adoro, Terry bella! 🙂
Leggerti mi strappa sempre un sorriso e spesso mi ritrovo nei tuoi racconti, anch’io piemontese di campagna.
La ricetta è deliziosa, con tutti questi contrasti, ed ora che ho finalmente provato le pesche grigliate (domani vedrai…) sono certa che l’insieme di sapori lo adorerei. Smack!
Era destino incontrarci, Giulia! 🙂 troppe radici in comune per rimanere lontane…le pesche grigliate sono la rivelazione di agosto! Non vedo l’ora di provare anche la tua ricetta 🙂 un abbraccio piemontesissimo (di quelli rari, forti e un po’ bruschi 😉 )