Verde.
Verde come i campi a casacasa, verde come il pollice di Margherita che vorrei avere, verde come il via libera del semaforo.
Se fossi un colore non sarei di certo il verde: troppo equilibrato, saggio e rilassante…mi ci vedete? Devo essere almeno sull’arancione abbondante, coi piedi che si rincorrono veloci e con la frangia che mai starà al suo posto. Quello che mi piace di più del maggio impazzito che vi raccontavo qui è saltellare per stargli dietro, i sogni campati in aria davanti ad un cappuccino alla cannella, i progetti che crescono, gli abbracci frettolosi e sinceri, il sole che inizia a scaldare la pelle e le pedalate su Ferraglia La Bici. Quello che mi piace meno è non riuscire a stare in cucina, non curiosare fra i banchi del mercato, non cucinare con la gamba destra alzata per arrivare al pacco di avena con il naso che ogni tanto si alza al lucernario, il cucchiaino per assaggiare tutto e mettere in tavola alle otto spaccate. Niente, non ce la posso fare. Qui vi dico sempre la verità, anche la più gnarda e fastidiosa. Siete pronti?
In questo mese ho, in ordine sparso:
– divorato pacchetti di patatine (Sì. Lo. So.)
– deciso che il nostro amico Orthan, del kebab/pizzeria dietro casa, merita una statua per aver salvato la cena più volte durante il mese;
– saltato con tripli carpiati pranzi, merende, cene;
– santificato il tonno in scatola, le uova e lo yogurt. (E ovviamente le patatine al punto 1 della lista);
– provato a urlare forte dentro il frigo il mio nome, tanto per capire se c’era almeno l’eco oltre all’ultimo pezzetto di burro e alle tre olive solitarie.
Poi, però, basta guidare o farsi cullare da un treno fino a casacasa per riempirmi di verde, stavolta non in senso metaforico. Borse di insalata, zucchine, cipollotti, fagiolini stipate in valigia, mamma Giovi che mi rimpinza di cose buone e papà Gino che mi fa vedere quali sono le teste più preziose, quelle che arrivano dai semi di insalata che erano di suo nonno, che poi ha lasciato a nonna e che adesso custodisce lui. “Un giorno li darò poi a te”, mi dice, e io spero di esserne all’altezza, mentre la mia testa corre a scenari cinematografici apocalittici: file ordinate di insalate bucate dai lumaconi e io inginocchiata a terra con le braccia al cielo che urlo: “…peeeerchheeeeeè????“.
Argh.
“Sai…forse è meglio che li tieni ancora un po’ tu, papi.”
Il verde mitiga e fa rallentare il cuore, la testa, i polmoni. Il verde sa tutto.
Lo sapete cosa ho fatto in questi giorni di corse matte? Il riso integrale! No, non vi prendo in giro.
Lo so che il riso integrale è quella cosa che abbiamo in un angolo della dispensa e che non cuciniamo mai, perché per riuscire a farlo cuocere bisogna deciderlo almeno il mese prima. È l’unico che dopo la raccolta viene semplicemente spogliato del suo vestito non commestibile, arrivando nudo e intatto al pacchetto. Si porta dietro tutte le fibre, gli aminoacidi, le vitamine e i sali minerali che lo rendono un alimento prezioso e vitale.
Eh, grazie.
Sarà pure così, ma da gestire è un tipaccio: prima di arrendersi vuole 50-60 minuti di acqua che bolle e pentole che sbuffano vapore…oppure no.
In questi giorni ho testato la cottura senza accudimento, che detta così sembra una roba INPS per neomamme, ma in realtà è molto molto più interessante.
La cottura senza accudimento può essere sperimentata con qualsiasi tipo di legume e cereale, regolandosi in base alla coriaceità di ciò che abbiamo di fronte.
Consiste nel far partire la cottura a colazione e sobbollire cereali o legumi in questione per pochi minuti, per poi spegnere tutto, avvolgere la pentola in un canovaccio pesante, un maglione di lana o una sciarpa e andarsene di casa, lasciandola fare tutto da sola. Ci penseranno calore, vapore e tempo a regalarvi una meravigliosa cena già pronta, cotta senza aver cotto niente, solo da spadellare con qualche condimento.
Corricchiando per il web (in particolare qui e qui), ho trovato dei tempi indicativi di non-cottura, che vi riporto papali papali:
10 minuti per quasi tutti i cereali (lavati e tostati per un paio di minuti con un filo d’olio, prima di aggiungere l’acqua)
5 minuti per miglio, amaranto e quinoa
20 minuti per tutta la parte dei testardoni, come il riso integrale e i ceci.
Cioè, avete capito???! Io dico che ci sta un balletto su
Liiife is beautiful thaaat way…naaa nanana na na naaa 🙂
Quindi, questa insalata è stata fatta così, con delle varietà di riso particolarmente integrali e resistenti, abbandonate alla pentola…al mio ritorno i chicchi erano croccanti e perfettamente cotti 🙂 ho condito tutto con delle zucchine marinate allo zenzero e un profumatissimo pesto di bietole, che sono l’ingrediente del mese di StagioniAMO!
Lo sapete che sono state definite un superfood?
Sono uno degli alimenti più ricchi di vitamina K – che protegge il cervello e il sistema nervoso (sì, ce n’è di bisogno!) – sono ricche di antiossidanti e di ferro. Come tutte le verdure a foglia verde, inoltre, rinforzano le ossa e aumentano le difese immunitarie. Più biete per tutti!
Se vi siete persi l’antipasto della nostra Giulia, correte a recuperarlo e poi tornate qui per gustarvi un primo piatto verdissimo, fresco, da sgranocchiare a gambe all’aria sul balcone.
INSALATA DI RISO INTEGRALE
CON PESTO DI BIETOLE
Ingredienti per due persone:
200 g di riso integrale
4 piccole zucchine tenere
un centimetro di radice di zenzero
olio extravergine d’oliva
succo di mezzo limone
due cucchiai di semi di sesamo
Per il pesto:
150 g di foglie tenere di bietole
due cucchiai di mandorle non spellate
40 g di parmigiano grattugiato
5 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 spicchio d’aglio
sale
pepe nero
Lavare il riso sotto l’acqua, scaldare due cucchiai di olio extravergine e farlo tostare. Aggiungere acqua per il doppio del suo peso, portare ad ebollizione e lasciare sobbollire per circa 15 minuti. Spegnere la fiamma, avvolgere la pentola in una canovaccio pesante, un maglione o una coperta e lasciare riposare fino a sera.
Nel frattempo, tagliare le zucchine a fette sottili e disporle in un piatto a strati, condendo ogni strato con olio extravergine d’oliva, sale e una grattugiata di zenzero. Metterle in frigo coperte e lasciarle riposare.
Per il pesto, lavare e scolare la foglie di bieta. In un contenitore a bordi alti aggiungere le mandorle, il parmigiano, l’olio, il sale e il pepe. Frullare tutto con il frullatore ad immersione (oppure utilizzare il mortaio, se siete bravibravissimi.)
Tostare i semi di sesamo per un paio di minuti in una padella calda, unire il pesto e le zucchine al riso e guarnire con il sesamo.
ON THE TABLE: il nostro super birraio ha abbinato a questo piatto la XX BITTER del birrificio De Ranke…non avete già la gola un po’ secca?? Correte a scoprirla!
Mi piace questa tecnica di cottura, la proverò sicuramente e mi piace la ricetta ovviamente, sono onnivora, ma mangio soprattutto roba verde 🙂
…a tavola andremo sicuramente d’accordissimo! Mi devo invitare a pranzo una volta o l’altra ahahah 😀 ciao, Paola bella! Un abbraccione!
wow, è da sperimentare al più presto O_O
…mi dirai, Consu! Qui è stata una rivoluzione 😀 baciii grandi
E come potrei non provare questa favolosa non cottura?? Per me che al mattino me la prendo un po’ lunga con la colazione non è difficile avere 20 minuti da dedicare al riso integrale, che adoro tra l’ altro, la sera invece lo è di più quindi evviva!! Grazie Marzia, bellissima notizia e soprattutto buonissimo pesto!!
Grazie mille, Silvia! 🙂 anche io al mattino sveglia presto e rituali mattutini luuunghi…la sera, invece, crollo 😀 fammi sapere se è riuscito! Un abbraccio forte!
Verde come la speranza che guai se viene a mancare,in tutte i tuoi racconti e in tutte le tue ricette si nota lo zampino delle tue sane radici.Mav
Grazie mille, Mav! Che bello trovarti qui, ormai sei super con il tuo tablet 🙂 bacioni, a presto!
Cara Marzia,
tu vorresti avere il mio pollice verde, eredità di radici contadine, io vorrei avere tutte le belle doti che hai tu.
Mi piace avere una vicina di casa come te, già ti voglio bene come ad una figlia! Quando vuoi batti un colpo, per te ci sarò sempre, ciao
Margherita
Provate l’akunanzillo detto wonder bag, delle africane, è portentoso!
Ciao, Monica 🙂 benvenuta su queste pagine. Ne ho sentito parlare molto bene, ma ancora non l’ho provato! Tu lo usi? Un abbraccio
E io stasera rifaccio il tuo pesto di bietole 😁, un abbraccio
Evviva! 🙂 la stagione è quella giusta e tu devi tenerti in forze….vai di bietole!