Questa storia comincia a casacasa, con le zucchine appena raccolte.
Le piante sono ormai altissime e sempre troppe, pungono e si stiracchiano al sole. Ad ogni taglio bisogna fare attenzione a non andare troppo in profondità e manovrare bene il coltello.
Poi ci sono i fiori di zucchina, che sono i miei preferiti in assoluto. Lasciate stare rose rosse, orchidee e affini, a me piacciono solo quelli.
Ripieni e al forno, ma anche vuoti e fritti in pastella 😀
Ci sono i fiori maschili, che sono quelli senza la zucchina. Come ogni maschio che si rispetti, non è che facciano molta fatica per garantire il benessere generale della pianta. Trattengono il polline e poi lo rilasciano, via. E si stancano già tantissimo, che credete?
Sono le femmine, come sempre, ad assorbire tutto e a farsi un mazzo tanto.
Restano al fondo della zucchina, si appesantiscono e la vegliano per tutta la sua crescita, staccandosi solo quando la ritengono effettivamente matura.
Sì, non dite niente, già me li immagino i fiori femmina cozza, quelli che “mangia, ammamma” e non vogliono staccarsi manco se la zucchina pesa venti chili.
Casi particolari a parte, io sono ovviamente solidale con i fiori femmina e, per punizione, butto nell’olio bollente rigorosamente i maschi. Tiè
Fiori, zucchine e tutte le altre verdure di casacasa arrivano in mansardina, dove è bello sentire il sapore dei pomodori veri anche sotto i tetti di Torino. La storia continua in una mansardina che brucia di caldo, ma soprattutto di noi.
La scrivania del Rocker è nera, la mia è bianca e in questo Tao metropolitano si incastrano tutti i nostri lavori e le nostre passioni: ci sono gli strumenti del Rocker, le mie fotografie, i suoi spartiti, i miei libri, il Marshall ultimo arrivato, alto quasi quanto me, le tortiere e tanti, tanti cavi.
C’è il mio pc che vagabonda da una stanza all’altra e c’è il suo, ordinatissimo e stabile sul supporto Ikea.
Ci sono io che porto lui in aeroporto e poi torno e inciampo nei suoi pezzi lasciati in giro e mi accorgo che casa è quando siamo in due, quando io trovo plettri anche in bagno e lui mi chiede se ancora non ho smesso di spalancare la finestra al mattino, con il sole che gli picchia sulla mela del computer. È vero, fra poco diventa una mela brûlée 😉
Casa siamo io e lui, oggi in mansardina, domani chissà.
Casacasa sono le radici che mi porto dietro e che muovo con estrema attenzione: sono le uova che impacchetto, i petali di rosa che metto in infusione, la terra che mi resta incastrata nella suola delle scarpe, anche quando cammino già sull’asfalto bollente.
A casa ho messo a marinare le zucchine di casacasa insieme alle carote, con i limoni della Sicilia e la menta. Ho “non cotto” il riso Venere, tagliato una mela, pulito le olive. Ho evitato il parmigiano, questa volta, ma penso che ci stia proprio bene. Ho assemblato, assaggiato, fotografato e iniziato a scrivere questa storia, che però non continua a casa.
Questa storia viene con me e continua in un nonluogo, in viaggio, in aeroporto.
Sono a Fiumicino e l’umanità mi sta passando davanti a ondate di cinquanta persone alla volta che parlano tutte le lingue del mondo. C’è una tale concentrazione di pelle, pensieri, voci, che mi gira la testa solo ad immaginarla.
Amo i nonluoghi, mi piace spiare i gesti, gli schermi degli smartphone, il colore degli smalti e associare la destinazione alle facce che vedo. La ragazza bionda e paziente qui accanto a me parla portoghese e secondo me va a Parigi. Ogni tanto chiude gli occhi, respira, poi li riapre.
Non sopporto l’aria condizionata, le charging station, i jingle delle pubblicità e gli ultrasettantenni maleducati per diritto di anzianità: sgomitano e urlano, ti passano davanti in coda lanciandoti anche l’occhiata di sfida.
Mi sento assolutamente precaria, vulnerabile ed esposta, in un luogo che non mi appartiene e a cui non appartengo (ciao, Ambra Angiolini!) e completamente in balia del mondo. È bello ed è strano, fino all’ora di pranzo. Quando lo stomaco comincia a fare i capricci, tiro fuori la mia scatolina di plastica, annuso ed eccolo: riso Venere, zucchine, carote, menta, origano, mele, olive.
Casacasa, casa, mondo.
Queste righe traballanti e profumatissime sono abbracciate strette strette alla guida Iced Tea di Rose e More, il testo sacro e dissetante immancabile nel vostro agosto.
Dentro ci trovate tutti i segreti per preparare dei tè freddi degni dell’imperatore della Cina. Sono raccontati interpretati da Rosalia, che è un po’ easy tea sommelier e un po’ strega sarda. Quando mi ha chiesto di associare alcuni piatti alle sue alchimie, ne sono stata entusiasta.
Per questo sono qui. con la bottiglietta di plastica dell’acqua, ma immagino sia il suo Esperimento 626. Non vi svelo nulla di più, è tutto spiegato nella guida…ma vi spiffero che c’è di mezzo l’elicriso, per un tè davvero aromatico e intenso.
Scappo a fare l’imbarco: sento lo sguardo delle nonnine accanite, che trapassa senza pietà colui che osa fare il primo scatto verso il gate 😀
Che dirvi? È agosto! Abbiate cura di lasciarvi trascinare, stropicciare, abbronzare, sconvolgere 🙂
INSALATA D’ESTATE CON RISO VENERE
E VERDURE MARINATE ALLA MENTA
Ingredienti per due porzioni
Due manciate di riso Venere
2 zucchine
2 carote
1 mela
qualche oliva nera
il succo di mezzo limone
5 cucchiai di olio extravergina d’oliva
un mazzetto di menta fresca
sale
pepe nero
Affettare in modo sottile carote e zucchine e marinarle con olio, succo di limone e menta tritata per almeno un’ora.
Cuocere il riso Venere per 45 minuti (o “non cuocerlo”, seguendo questo metodo). Aggiungere la marinata con le verdure, la mela tagliata a pezzetti e le olive. Mescolare tutto, aggiustare di sale e pepe e servire.
La ricetta è abbinata al tè freddo Esperimento 626, che trovate da Rose e More, nella guida Iced Tea 🙂
Fresca, estiva, aromatica, insomma la pietanza perfetta! Complimenti!
Grazie mille, Franca! Che piacere trovare le tue righe, sono contenta ti sia piaciuta 🙂 un abbraccio
Non vedo l’ora di rivederti, al rientro. Trascinate, stropicciate, abbronzate (tu, io forse un po’ meno… 🙂
A chi lo dici! “Marzia” e “abbronzatura” sono due concetti che non riescono proprio a stare insieme nella stessa frase ahahah 😀 faremo una gara di pallore e tatuaggi di vene blu…a prestissimo.
c’ho messo un pò per leggere il tuo post e ammetto all’inizio mi sono persa (causa mia stanchezza e tue righe traballanti) però mi sono ritrovata subito, una lettura piacevole, fatta soprattutto di emozioni, di vita, di colori, accompagnata da una ricetta deliziosa che devo assolutamente provare!
ciao 😉
Tutto che traballa, Angela, come l’aereo in piena turbolenza! 😀 ma ogni tanto non è bello lasciarsi scuotere e sorprendere? Ti ringrazio tantissimo e sono contenta che alla fine sia stata una lettura piacevole 🙂 fammi sapere se anche il tuo palato dice la stessa cosa riguardo all’insalata…un abbraccio