Caro Babbo Natale,
tranquillo: non sono qui per fare la furba e so benissimo che il 24 dicembre è troppo tardi per fare i buoni, anche per gli scapicollanti natalizi come me.
Ti scrivo perché pare che sia tu quello che realizza desideri e io ne avrei i cassetti pieni, qualcuno sotto il letto e i più grandi infilati nell’armadio, che sono quelli che fanno stare le ante sempre un po’ aperte. Siccome la situazione inizia a diventare ingombrante, ho fermato tutto e ho deciso di farti intervenire: sì, al fondo di questo post trovi anche i dolcetti, ma adesso stammi a sentire, dai.
Questo duemilasedici è partito con nonna Domenica, che è quasi della tua leva e certe cose le sa: già al 3 di gennaio ha scosso la testa e sospirato un “An bisest, an funest”. Mentre ognuno di noi allungava le dita verso i propri amuleti personali, lei con l’occhio spiritato continuava a bofonchiare.
È stato un anno pieno, ma dal retrogusto amarognolo, come la frutta secca vecchia che ti allappa la bocca e ti rimane lì, incastrata fra gli ultimi due molari.
Non dico che sia stata colpa tua, ci mancherebbe, so che sei un professionista. Però magari stanotte il sacco con le sfighe da distribuire fingi di dimenticarlo vicino al camino e tirati la porta dietro.
Negli ultimi dodici mesi abbiamo perso il genio di David Bowie, il borbottio di Umberto Eco, il groove di Prince, i cazzotti di Bud Spencer (col cinema è stato un casino, eh? Se mi metto ad elencarteli tutti, non parti più stasera), i baci appassionati di Greta Zimmer Friedman, pure Fidel che sembrava immortale ci ha fatto ciao ciao. Ah, anche Provenzano, calci in culo all’anima sua, se mai ne ha avuta una.
Poi abbiamo perso dosi smisurate di fiducia nell’umanità e acquisito Salvini che spara cazzate in onda una sera sì e l’altra pure, abbiamo perso Amatrice e completato la Salerno-Reggio Calabria, abbiamo perso umanità, in senso stretto, in termini di vite umane, ma anche in un senso più intimo di specie comune, di riconoscimento fra simili. Abbiamo una paura folle gli uni degli altri e, quando ci incontriamo, invece di riconoscerci, ci ammazziamo per molto poco.
E vabbè, Babbo, adesso non è che ti voglio deprimere, così ti dico anche un paio di cose belle di questo annaccio.
Una è la nazionale islandese.
Te li ricordi? Dai, me li ricordo io che il calcio lo tollero poco.
Una squadretta di una nazione di cui non sempre ricordiamo l’esistenza.
Non qualificati agli Europei del 2008, ultimi nel girone di qualificazione per i Mondiali in Sudafrica 2010. Ma dopo uno 0-0 con il Kazakistan, nel 2016 l’Islanda arriva agli Europei e fa miracoli.
Imbattuta nel girone F, sbatte fuori agli ottavi di finale l’Inghilterra, 2 a 1.
Quel battito di mani ritmato all’unisono con la curva è uno dei suoni più belli di quest’anno, lo metterei sotto vetro vicino alla bottiglia dell’olio, per poter avvicinare l’orecchio ogni volta che mi sento minuscola e sconfitta. E poi? Poi niente, è arrivata la Francia a ricordarci che questo non è propriamente un mondo per sognatori. Ai quarti di finale li ha saccagnati senza pietà, 5 a 2.
Sudore, lacrime, fine della storia.
Che palle.
Ho ricominciato a fare le smorfie al calcio, eppure, come dice Biagio Antonacci, “io ci voglio credere, e tu?”. Non è un mondo per sognatori, c’est vrai. Ma mi piace pensare che torneranno, quei ragazzacci blu e faranno di nuovo un gran bel casino.
L’altra cosa che mi vorrei portare dietro è l’evoluzione.
Buuum, ho esagerato come al solito.
Facciamo i passettini in avanti, và. Sghembi, stortarelli eppure pieni di significato. Parlo di quella domenica in cui anche questa Italietta ha deciso nuove regole su unioni civili e convivenze di fatto.
Ci voleva tanto? Sì. È tutto a posto? Macché. È tutto migliorabile, tutto da proiettare in avanti, i passi vanno migliorati e un po’ sognati, anche (capito, francesastri?).
Mi piace ricordare quella domenica quando leggo insulti, ricette salva paese, righe intellettualoidi, gomblotti, tutte le parole che potrebbero essere evitate e invece vengono fin troppo urlate, tutta quell’energia spesa così male.
Stringo gli occhi, respiro, lascio andare.
Come dici, Babbo? Ma và, non ti sto iscrivendo ad un corso di yoga.
Ma hai ragione ero qui per scriverti di quei desideri che mi ingombrano testa e stomaco e poi ho divagato Sai che ti dico? Me li accarezzo ancora un po’, i miei desideri. Tolgo la polvere, seleziono, faccio ordine e poi ti riscrivo. Nel frattempo, mi fido di te: spargi un po’ di buonumore, bagna tutto con l’entusiasmo, impanaci nell’ottimismo. Cose così, capito? Se proprio devi, che gli scazzi siano pochi e la sfortuna leggera.
Basta, ho finito.
Adesso vado, che devo confezionare gli ultimi preparati di Mendiants da mettere sotto l’albero. Sì, son francesi, pure loro! Ma i francesi almeno in cucina se la cavano, dai 😉
anche con letteratura e film non sono malaccio. Questi sono quelli di Chocolat, i preferiti di Vianne.
Li lascio a chi passeggerà su queste pagine, per ricordare che esistono amari piacevolissimi, come quello del cioccolato fondente al 70%. Ci ho infilato noci e pistacchi, perché la croccantezza risveglia e impone attività di masticazione: che il 2017 sia tutto da prendere a morsi.
Poi ci ho messo le bacche di Goji. Erano in fondo alla dispensa e tu sai che ho un conticino aperto con i super cibi.
Ma sono rosse, dolci, piene. E poi fanno anche diventare gnocchissime, a quanto si legge in giro, volevi mica che le lasciassi lì. Ma la cosa più bella di questi dolcetti sai qual è? Le infinite variazioni. Puoi usare il cioccolato al latte, quello bianco o quello che ti pare, infilarci spicchi d’arancia, uvetta, spezie, un goccio di rhum, lasciarti andare all’istinto e smettere di pensare: saranno sempre buonissimi.
Per te ci sono i Mendiants già fatti, sistemati nel camino. Non ti ci sedere sopra, mi raccomando.
Se poi vuoi portarti via anche un preparato, sappi che è una buona idea: sono facili e bellissimi e si fanno in dieci minuti.
Ma il preparato lo prepari tu eh? Non che fai sgobbare befana e te ne stai spaparanzato sul divano con la birra. Sappi che se dovesse essere così lo verrò a sapere e il prossimo anno ti lascerò solo lattuga scondita.
Buon viaggio, Babbo Natale.
Come ti direbbe mamma Giovanna: “Vestiti! Che fa freddo!” e accarezzami le renne una per una.
Se poi durante l’anno avessi bisogno di qualcuno che badi a loro, tienimi in considerazione (ti allego un CV).
MENDIANTS
(RICETTA E PREPARATO)
PER LA REALIZZAZIONE DI 12-15 MENDIANTS
200 g di cioccolato fondente al 70%
pistacchi
noci
bacche di Goji
Sciogliere a bagnomaria 150 g di cioccolato fondente. Quando è sciolto, togliere dal fuoco e aggiungere i restanti 50 g, mescolando bene e facendo sciogliere tutto.
In uno stampo antiaderente per muffin o in uno stampo in silicone, versare un cucchiaio di cioccolato fuso per ogni cavità.
Aggiungere gli altri ingredienti.
Lasciare indurire a temperatura ambiente in un luogo fresco.
PER IL PREPARATO DA REGALARE:
Creare un mix di frutta secca a piacere (circa 100g) e chiuderla in un sacchetto con una tavoletta da 200 g di cioccolato fondente. Allegare le istruzioni e consegnare 🙂
Bellissimo!! W la nazionale islandese … buon 2017 cara Marzia !
Ahahah, grazie mille! Siiiì, viva loro e tutta la bella energia che ci hanno messo…che sia un 2017 meraviglioso per te, Chiara! Ti abbraccio stretta 🙂
Io in Babbo Natale ci credo ancora, irrimediabilmente. Chissà che non ci ascolti, dal suo Polo Nord. (Bellissima lettera la tua).
Un giorno partiamo e andiamo a trovarlo. Gli portiamo il vin brulé, i biscotti da inzuppare e ci facciamo quattro chiacchiere 🙂 poi torniamo in renna, vuoi? Daiiii 😀 ti abbraccio stretta. Grazie, Lucy mia!