Questa è una storia di fiducia, che parte da un sacchetto di carta, passa per la voglia di primavera e arriva fino ad una polpetta profumata, tenuta sul palmo di una mano.
L’ingrediente principale di questa storia è la quinoa e io della quinoa non mi fidavo nemmeno un po’.
Innanzitutto sembra un cereale, ma non è.
Ha un alto contenuto di amido e dalla sua lavorazione si può ottenere la farina, ma in realtà appartiene alla famiglia degli spinaci ed è cugina delle barbabietole.
Poi è una gran testarda, una pianta resistente che cresce bene sulle Ande, fino a 4000 metri di altitudine e si difende dietro ad una sottile pelle fatta di saponine, sostanze amarissime che la rendono sgradevole a parassiti e uccelli. Una volta ben lavata sotto l’acqua corrente e cotta, rivela un sapore tenue e che tende al nocciolato.
Non ha glutine ed è una fonte di proteine preziosa (14g su 100g di prodotto), ha un buon contenuto di vitamine e moltissimi sali minerali. Per questo è contemporaneamente l’alimento base delle popolazioni più povere di Perù e Bolivia e quello di Madonna, Gwyneth Paltrow e Beyoncé. Ecco, c’è qualcosa che non va 🙂
Negli ultimi anni la popolarità della quinoa è aumentata a dismisura, tanto da farla entrare nella lista dei “supercibi che ti faranno vivere fino a cento anni” o altri titoloni sensazionali che si trovano online di questi tempi. Nelle foto scontornate delle pubblicità ha le Bacche di Goji alla sua sinistra e i Semi di Chia a destra e io vorrei avere questa fede incondizionata per ogni riga entusiasta che leggo su tutti questi alimenti, ma non ce la faccio.
Non diversamente dagli esseri umani, per entrare nella mia cucina un ingrediente deve essere buono e vero. Così cerco, leggo, traduco, ascolto i miracolati e i detrattori, faccio la tara. Cerco di essere il più possibile razionale e poi l’istinto mi frega sempre, che ve lo dico a fare 😉
La quinoa è sì buona e fa tanto bene, ma la sua coltivazione e importazione comprende una serie di passaggi economici e pratici che non mi convincono per niente. Eppure era lì in dispensa, che mi strizzava tutti i suoi centomila piccoli occhi.
Per convincermi proprio del tutto l’ho abbinata al limone, un frutto di cui mi fido ad occhi chiusi e poi l’ho tenuta stretta fra i palmi delle mani per conoscerla meglio e formare queste polpettine.
Grintose e fresche, già tutte protese alla primavera, buonissime sia appena sfornate che fredde il giorno dopo 🙂
Un’ultima roba da rompipalle alimentare accortezza: scegliete i limoni bruttarelli, non trattati in superficie (è segnato minuscolo sull’etichetta, cercate bene) e una quinoa che arrivi da un mercato solidale, anche se dovete fare due fermate in più di autobus per arrivare al negozio.
Perché è vero, non possiamo proprio cambiare il mondo, ma possiamo partire da noi stessi ed è una piccola, ma potentissima partenza 🙂
Ottima per i vegetariani… ha tutta l'aria di qualcosa di buono, di tanto profumato, che ti culla e ti rasserena. E poi è anche scritto così bene che è un piacere sempre leggerti!
Ho giusto comprato la quinoa perchè le mie amiche non fanno altro che provare tutte queste "novità". La soluzione polpettine mi invita a provarla subito. Grazie
Partire da noi stessi e dal cibo, sempre: il mondo si cambia, dopotutto, anche a suon di polpette. Un abbraccio!
…è proprio così, Vale! 🙂 oppure si può usare il tofu in alternativa alla Feta. Che bello trovarti qui, grazie! Abbraccione da Torino alla bella Isola…mi manca già un pochetto.
Mannaggia alle amiche! Ma tentar non nuoce e riserva sorprese…le polpette, poi, sono sempre simpatiche 🙂 grazie della visita! A presto 🙂
Ecco, la smetti? 😉 in venti parole mi freghi sempre. Ma quando ci rivediamo, io e te? Un abbraccione, stretto come quando si formano le polpette.
La quinoa è entrata da poco nella mia cucina, anche a me non ispirava fiducia ma mi sono dovuta ricredere. E' stato subito amore al primo assaggio e le tue polpette sono certa che la sapranno valorizzare ancora di più 🙂
Buona giornata Marzia <3