Ci sono quattro lettere magiche che stanno facendo incazzare o esultare un po’ tutti, dipende dai casi. Una è una lettera aperta, rassicurante, facile. Poi c’è l’altra, tutto il contrario: una cosa che sa di veleno, di non entrare, di cose estere o passate. Poi una labiale. E quell’altra, quella simpatica, un cerchio perfetto. Avete capito bene, ho detto EXPO.
Voglia di chiudere la pagina, eh? Vi capisco tanto, non si sente parlare d’altro.
E ognuno, beata democrazia, ha detto la sua. Solo che dopo aver detto la sua, ha detto la sua su quella degli altri. E quegli altri hanno risposto e non si è più capito niente.
Voglia di chiudere la pagina, eh? Vi capisco tanto, non si sente parlare d’altro.
E ognuno, beata democrazia, ha detto la sua. Solo che dopo aver detto la sua, ha detto la sua su quella degli altri. E quegli altri hanno risposto e non si è più capito niente.
Io, la mia, ve la risparmio, ma non sono sicura di essere così brava: queste righe strette non riescono quasi mai a contenermi, come se indossassi il tubino nero di Kate Moss. Sbordo da tutte le parti, specialmente quando cerco contegno 🙂
Ma maggio (già maggio??!) non è solo il mese dell’EXPO, anzi.
Ogni maggio, qui a Torino c’è una sorta di risveglio collettivo. Oltre a mangiare precocemente gelati e a indossare canottiere poco salutari, succede che la metro si riempie per il Salone del Libro, gli hipster e gli snob d’annata vanno al braccetto al Jazz Festival fingendo di conoscere chi sta suonando, nuovi locali aprono, altri cambiano gestione, altri ancora spariscono nel nulla. Si fanno dibattiti, tavole rotonde, convegni. E i torinesi camminano con il naso all’insù e la testa chissà dove. È davvero una bella città, questa, tanto che a volte non riesco a starle dietro.
Da qui, dai tetti della mansardina, maggio è ufficialmente il mese di una cucina silenziosa, che non ama le celebrazioni che si meriterebbe, vecchia come il mondo, ma bellissima, fiera. Sto parlando della cucina degli avanzi.
Quante volte i vostri genitori vi hanno costretto alla scarpetta anche se voi facevate i capricci?
E quante altre vi hanno mandato a dormire senza cena perché quella forchettata di spinaci del giorno prima proprio non la volevate? “E allora, stai senza”.
Quante volte i vostri genitori vi hanno costretto alla scarpetta anche se voi facevate i capricci?
E quante altre vi hanno mandato a dormire senza cena perché quella forchettata di spinaci del giorno prima proprio non la volevate? “E allora, stai senza”.
I leitmotiv di casa mia erano due, uno più generico: “Non si butta via nulla”, detto con aria solenne e il mento alzato…a questo ci badavo poco, mi sembrava una specie di quelle frasi che i grandi si dicono ogni tanto per convincersi che stanno facendo tutto giusto, secondo le regole. Poi c’era l’altra, funerea, minacciosa, a volte urlata: “I bambini dell’Africa muoiono di fame!” …benissimo, diamola a loro questa brodaglia verde! Mica la voglio, io. Ma come facevo a fargliela avere per levarmela dal piatto? E siamo sicuri che poi a loro piace? A me proprio per niente. Non la mangio. “E allora, stai senza”. Grrrr.
La Bellezza dei gesti di mia madre l’ho capita, come succede spesso, solo dopo.
E anche questo è servito per appassionarmi agli ingredienti, a colori, sapori, consistenze, al loro modo di mescolarsi insieme. È servito per imparare a farla da me, una minestra comfort food, per non riuscire più a farne a meno in inverno e sentire che mi manca d’estate. Sante le mamme, subito.
Soprattutto quando sono ancora capaci di dire qualche no, nonostante questi tempi matti e di dirne comunque uno in meno di quelli che hanno ricevuto loro, in tempi che erano corti, stretti, rattoppati 🙂
Io questo weekend prendo un treno per Milano e riempio una valigia rossa di coltelli. No, non vado a fare un’attentato all’EXPO 🙂 vado semmai al FuoriEXPO e ci vado perché, se si parla di cibo, la mia la dico così, col cibo in cui credo, col cibo VERO, cucinato qui e ora, condiviso, col cibo che mi fa stare bene.
Oltre ai coltelli, ci saranno taglieri a forma di mela, tazze, il minipimer, piccoli ricettari e la voglia di mettere le mani in pasta. Vi aspetto, mamme e bimbi insieme, per un laboratorio di CucinaECO a quattro mani, dove impararemo che in cucina tutto si trasforma…in ricette buone e sane 🙂 venite a vedere di cosa si tratta e prenotatevi subito: i posti sono limitati 🙂
Ma cos’è questa CucinaECO? ECO come ECOlogica, perché fa bene a noi e all’ambiente, perché meno spreco vuol dire meno rifiuti, meno stress ambientale, ricordandoci che le nostre azioni contribuiscono all’equilibrio del mondo che abbiamo intorno. ECO come ECOsostenibile, più vita per noi e per le generazioni che arriveranno. ECO come ECOnomica: comprare di meno, usare tutto quello che si ha in casa e, soprattutto, tutto quello che una verdura ci offre, foglie e bucce comprese.
E questi ravanelli rossi sono fatti proprio così, senza averne sprecato nemmeno un po’. I ravanelli non li prendo proprio mai e mi è venuta voglia di (ri)assaggiarli, tutti, per intero in un finger food freschissimo e leggero.
E pure un bel po’ chic 😉
E pure un bel po’ chic 😉
RAVANELLI RIPIENI
CON PESTO DELLE LORO FOGLIE,
RICOTTA E LIMONE
Ingredienti
10 ravanelli con le loro foglie
100 g di ricotta (o altro formaggio morbido: robiola, caprino ecc)
un pugno di mandorle
4 cucchiai di parmigiano grattugiato
5 cucchiai di olio extravegine d’oliva
mezzo limone non trattato
sale
pepe
Lavare i ravanelli e immergerli per circa mezz’ora in una ciotola di acqua fredda, per renderli croccanti e ravvivare le foglie.
Tagliare le foglie e metterle da parte. Tagliare la calotta superiore dei ravanelli e tenerla da parte. Con l’aiuto di un coltello, svuotarli, conservando la polpa. Tagliare anche un pezzettino dal fondo per farli stare in piedi e metterlo insieme alla polpa.
Tagliare le foglie grossolanamente e metterli in un contenitore dai bordi alti insieme al parmigiano, le mandorle, l’olio, il succo e la buccia di mezzo limone, l’avanzo dei ravanelli e frullare con il minipimer fino ad ottenere una crema. Aggiungere la ricotta aggiustare di sale e di pepe.
Riempire i ravanelli con la crema, richiuderli e servirli freschi.
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uh marzia che ricetta splendida!!! io sono una di quelle che il riciclo lo guarda sempre di ottimo occhio 😀 complimenti per questo laboratorio! grandissima 😉
Elena, che bello trovarti qui! Grazie 🙂 anch'io adoro il riciclo in cucina! Con un po' di fantasia, tutto diventa nuovo e buonissimo 🙂 ti abbraccio fooorte!