Le domeniche a me non fanno tanta simpatia. Intendiamoci: sacrosante eh, meno male che ci sono e che il senso del dovere ti lascia in pace per un po’. Però danno il pretesto per fare “le cose della domenica”. E non parlo mica dei roboanti eventi collettivi – comunionibattesimimatrimoniesimili– che non sono proprio il mio forte, ma proprio di quelle cose che meritano e inevitabilmente finiscono per essere delegate la domenica. Servirebbero un paio d’ore di domenica al giorno, che uno decide di prendersi deliberatamente per qualcosa che merita, che fa star bene da dentro, per non doverlo rinviare mai e goderne subito, appena gli va. Oddio, messa così mi pare una promessa elettorale 🙂
Quando al pianale della cucina ci arrivavo appena col naso, la pasta in casa della domenica si prendeva tutta la mia mattinata. Le dozzine di ravioli, la sfoglia tirata sul 5 o sul 6, l’asse della pasta, cose che si sentivano solo la domenica, solo lì intorno alla macchina, fredda e che guardavo con gli occhiacci, perché ogni volta che arrivavo a toccarla io puntualmente la manovella si staccava.
Ero già una vorace consumatrice di impasti crudi e rubacchiavo tagliatelle o gnocchi mentre la Senior faceva finta di non vedere e li avvicinava al bordo perché ci arrivassi meglio. La pasta fatta in casa è una di quelle cose che fa un po’ perdere la pazienza insegnare a fare: ci vuole almeno il quadruplo del tempo a terminare e la domenica mattina passa sempre troppo in fretta. Quando sono arrivata nella non-mia Torino, è stata la nonna a regalarmi la mitica Imperia. Perché è una di quelle cose che magari non tiri mai fuori, ma ci deve essere. Sta lì, di solito su uno dei piani in alto e ti veglia dalla scatola, scatola che da trent’anni ha sempre la stessa grafica, ce l’avete presente? Oooh, io la adoro. Mai cambiata, è così confortante 🙂 e ovviamente dentro c’è il ricettario, piegato a fisarmonica, che è nuovo e sembra già vecchio, e in prima pagina si congratula per la scelta della qualità italiana. Scoprire che è bello leggere “qualità italiana”. Che poi uno non lo programma mica quando arriverà il momento di usarla. Capita e basta. Così mi sono ritrovata a far ravioli travagliatissimamente, senza avere nè lo stampo nè la epica rotella dentata, chiedendomi se mai riuscirò ad essere un po’ organizzata, prima o poi e dubitandone subito dopo essermelo chiesta 🙂
Però, vuoi che sia l’orgoglio delle prime volte, vuoi che l’ora si era fatta tarda e lo stomaco reclamava, i ravioli sono venuti proprio bene. Un po’ storti, ecco. Di dimensioni diverse uno dall’altro, pure. Però buoni, di quel buono che sa di casa e che riempie tutto, mica solo la pancia. 🙂
RAVIOLI DI SALMONE E RICOTTA
AL PROFUMO DI LIMONE
Per la pasta:
350 g di farina
2 uova grandi intere
(o 3 piccole)
un cucchiaio d’olio
un pizzico di sale
Per il ripieno:
250 g di salmone affumicato
100 g di ricotta
Per condire:
una noce di burro
scorza di limone naturale
prezzemolo (facoltativo)
Disporre la farina a fontana e rompere all’interno le uova, unire il cucchiaio d’olio e impastare prima con la forchetta, poi con le mani. Se l’impasto dovesse risultare troppo duro, aggiungere poca acqua tiepida. Tirare le sfoglie (io ho usato lo spessore 5, ma il 6 secondo me è ancora meglio) e sistemarle sugli stampi. Riempire con un cucchiaino di composto e richiudere con un’altra sfoglia.
Se non si hanno gli stampi (ehmm… 🙂 ), disporre su una sfoglia con il cucchiaino il ripieno distanziando i mucchietti uno dall’altro, coprire con un’altra sfoglia e ritagliare i ravioli con una tazzina capovolta (io ho prima spennellato i bordi con un po’ d’acqua per non farli aprire in cottura). Riporre i ravioli pronti su un piano infarinato e proseguire fino a esaurimento dell’impasto.
Cuocere i ravioli in acqua bollente salata per pochi minuti (circa un minuto dopo che sono saliti a galla), aggiungendo un filo d’olio per non farli attaccare tra loro. Nel frattempo scaldare il burro in padella con la scorza di limone intera (o grattuggiata, se preferite) e un po’ di prezzemolo. Scolare i ravioli, farli saltare in padella e servirli caldi.
Commenta:
Anche a me i miei hanno regalato la pasta per tirare la sfoglia quando mi sono trasferita, ma ti confesso che preferisco tirare a mano la sfoglia. Mi rilassa ed è un momento tutto mio; per questo appena ho tempo e nessuno circola in casa mi armo di matterello e tiro la sfoglia 🙂
I tuoi ravioli mi piacciono molto e trovo l'aggiunta del limone davvero una bella e fresca nota 🙂
Oddio che acquolina!
Mimma
http://www.myfashionsketchbook.com
Sino perfetti! Non avevi bisogno di altro! Belli e buoni, il profumo di limone é davvero una grande idea! Un bacione
Ottimi, veramemente ottimi!!!
Paola, che meraviglia tirare la pasta a mano 🙂 io non ho mai azzardato, ma sicuramente deve essere un'ottima pratica anche per l'umore, ci devo provare! 😉 Grazie per essere passata di qui! Un abbraccio!
Grazie, Mimma 🙂 e BENVENUTISSIMA!! :*
Colombina, ho appena visto la tua, di pasta fatta in casa…che bellezza! 🙂 Benvenuta e grazie per la visita! 🙂
Ma grazie!! 🙂 E, soprattutto: BENVENUTA!!
che brava…. è una vita che non faccio la pasta in casa…. devono essere ottimi con quel ripieno
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Sergio,
Pomeriggio spompo di domenica, come fanno gli altri a stare su.
Mai frase più vera. Della domenica ho sempre amato la mattina forse perché anche da me ci si dedicava alla preparazione del pranzo home made….e aveva sempre il suo indiscusso fascino!!!
Come sempre Popeya, i tuoi ritorni su blog sono sempre con il botto. Mitica.
Ti bacio amica bella. 😉