La filosofia di Murphy: sorridi, domani sarà molto peggio.
Diciamo che è stato un inizio di primavera turbolento, più che rosa tenue e fiorito. Nell’ordine: la ruota della macchina bucata, un dente cavato e il pc capricciosissimo che non si accende più. Digito dall’argenteo Mac melamangiato del Rocker, dove i programmi sono icone a me irriconoscibili allineate in basso che mi guardano col fare un po’ torvo, come le squadre di calcio durante l’inno.
Che poi, si sa, quando le cose devono capitare, arrivano tutte insieme. Mica ti danno il tempo necessario per assimilarne una, respirare zen e passare all’altra, macché. Si concentrano in un simpatico vortice di sfiga temporanea, che però sembra tendere proporzionalmente all’infinito. Così giro con la ruota di scorta e un dente in meno.
Un dentone nascosto eh, mica il primo sotto il naso…ho passato un paio di notti come il migliore degli ubriaconi: dormivo con la bottiglia tozza del Cointreau vicino al letto, che ogni tanto inclinavo per inzuppare il batuffolo di cotone e posizionarlo sul molare dolente. Lui si chetava, il male passava e io riuscivo a dormire. Ogni tanto mi arrivava in gola il sapore di arancia, neanche malaccio.
Il mio dentista è un omino cordiale, di mezza età, che parla sottovoce, ha gli occhi chiari e rischia sempre qualche morso dalla sottoscritta. Mi ha gentilmente chiesto di aprire la bocca, ha picchiettato cortesemente sui denti, osservato la panoramica ed ha graziosamente concluso che andava cavato, senza rimedio alcuno.
Ma i miei sono dentoni mica da ridere: il molare di andarsene non voleva saperlo.
Così il dentista, molto meno garbato di prima, si è messo a tirare con tutte le sue forze, lasciandomi col sedere quasi a mezz’aria finché il molare si è arreso.
Trac.
Una zanna mastodontica, se fosse passato il topino dei denti lo avrei svenato, altroché monetine! Terapia antibiotica, riposo – eh? 🙂 – e ci rivediamo tra un paio di settimane.
Ah, non mangiare troppo caldo e troppo croccante. “Mmmh mmh”, facevo io, con l’anestesia che ancora formicolava.
E poi?
La prima sera sono stata buonina. Poi hanno vinto il rosmarino rinvigorito sul balcone, i limoni siciliani che profumano la casa e la voglia di freschezza, di aria nuova, di caldo fuori e dentro. E i ceci e i gamberi mica son croccanti, no? Così ho spadellato, allontanato i pensieri negativi e gustato un primo paradisiaco – i primi, poi, sono quelli che mi rimettono in pace con il mondo – masticandolo rigorosamente dalla parte destra.
Che poi, si sa, quando le cose devono capitare, arrivano tutte insieme. Mica ti danno il tempo necessario per assimilarne una, respirare zen e passare all’altra, macché. Si concentrano in un simpatico vortice di sfiga temporanea, che però sembra tendere proporzionalmente all’infinito. Così giro con la ruota di scorta e un dente in meno.
Un dentone nascosto eh, mica il primo sotto il naso…ho passato un paio di notti come il migliore degli ubriaconi: dormivo con la bottiglia tozza del Cointreau vicino al letto, che ogni tanto inclinavo per inzuppare il batuffolo di cotone e posizionarlo sul molare dolente. Lui si chetava, il male passava e io riuscivo a dormire. Ogni tanto mi arrivava in gola il sapore di arancia, neanche malaccio.
Il mio dentista è un omino cordiale, di mezza età, che parla sottovoce, ha gli occhi chiari e rischia sempre qualche morso dalla sottoscritta. Mi ha gentilmente chiesto di aprire la bocca, ha picchiettato cortesemente sui denti, osservato la panoramica ed ha graziosamente concluso che andava cavato, senza rimedio alcuno.
Ma i miei sono dentoni mica da ridere: il molare di andarsene non voleva saperlo.
Così il dentista, molto meno garbato di prima, si è messo a tirare con tutte le sue forze, lasciandomi col sedere quasi a mezz’aria finché il molare si è arreso.
Trac.
Una zanna mastodontica, se fosse passato il topino dei denti lo avrei svenato, altroché monetine! Terapia antibiotica, riposo – eh? 🙂 – e ci rivediamo tra un paio di settimane.
Ah, non mangiare troppo caldo e troppo croccante. “Mmmh mmh”, facevo io, con l’anestesia che ancora formicolava.
E poi?
La prima sera sono stata buonina. Poi hanno vinto il rosmarino rinvigorito sul balcone, i limoni siciliani che profumano la casa e la voglia di freschezza, di aria nuova, di caldo fuori e dentro. E i ceci e i gamberi mica son croccanti, no? Così ho spadellato, allontanato i pensieri negativi e gustato un primo paradisiaco – i primi, poi, sono quelli che mi rimettono in pace con il mondo – masticandolo rigorosamente dalla parte destra.
La freschezza del limone, la dolcezza dei gamberi, il gusto rotondo dei ceci, la nota del rosmarino e quel tocco di peperoncino. Potevo mica non raccontarvi una pastasciutta così? Ovviamente, per l’occasione, il pc ha deciso di scioperare.
Ma tant’è, quando la sfiga arriva non resta che accoglierla a braccia aperte e magari offrirle un caffè per tentare la tregua. Io l’ho viziata: le ho fatto gli spaghetti. Che dite, si placherà? 🙂
SPAGHETTI CON CODE DI GAMBERO E CECI
AL PROFUMO DI LIMONE
Ingredienti per due persone
160 g di spaghetti
10 code di gambero
150 g di ceci già cotti (se li pesate secchi, circa 60 g)
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva
1 spicchio d’aglio
due rametti di rosmarino
succo di mezzo limone
peperoncino
Se utilizzate i ceci secchi, metterli a bagno per un giorno intero e poi cuocerli in abbondante acqua salata per circa un’ora/un’ora e mezza in pentola a pressione (altrimenti ci vorrà quasi il doppio del tempo!)…in alternativa usate i ceci sotto vetro.
Portare ad ebollizione in una pentola a bordi alti abbondante acqua salata.
Nel frattempo, in una padella rosolare lo spicchio d’aglio privato dell’anima e tagliato a metà nell’olio. Mondare il rosmarino e aggiungerlo. Far saltare i ceci e abbassare la fiamma cuocendo il tutto per 5 minuti circa, coprendo la padella. Con una forchetta, schiacciare metà dei ceci e lo spicchio d’aglio e mescolare per amalgamare il tutto. Alzare nuovamente la fiamma, aggiungere le code di gambero pulite e sgusciate, e subito dopo il succo di limone e lasciare rosolare per due minuti. Spegnere la fiamma e coprire.
Cuocere gli spaghetti al dente, scolarli, ma non troppo e farli saltare in padella con il condimento. Servire caldi, con una spolverata di peperoncino.
E oggi, per non farci mancare niente, direttamente da Roy e Fede di Caffè Babilonia mi sono fatta consigliare il vino giusto, complice la loro nuova rubrica. Il consiglio degli esperti per questa ricetta è Chardonnay delle terre di Chieti IGT (Cantina Madonna dei Miracoli)
Non vi siete ancora uniti al carrozzone dei buoni bevitori? Procuratevi un bicchiere e accorrete numerosissimi…UVA DA BERE vi aspetta 🙂
Commenta:
Beh… con questi presupposti me lo faccio cavare anche io un dente! XD
Complimenti, davvero, fa gola solo ad immaginarlo, questo piatto!
ottimo primo piatto, complimenti
Buono!… Devo provarli ceci e gamberi assieme! …sembra una pasta cremosa e profumata! …tieni botta che mica puó sempre piovere… E pure la legge di murphy avrà le sue eccezioni! 😉
Bacii
La sfiga si è già placata perché di fronte a una ragazza come te,non può che arrendersi con tanto di chapeau.Su bella Marzia,la primavera è iniziata così, ma vedrai che continuerà splendidamente.Ceci e gamberi…..combinazione da provare.Ciao e buona primavera(si può dire?).Mav
Popeya è una settimana che voglio scrivere un commento a questa ricetta ma sembrava impossibile!!!!
Comunque mi sei stata illuminante per una zuppa di pesce deliziosa!!!!
La posterò!!!!
Kiss bellezza
P.S. Che buono il vino che consigli 😉
Grazie, Miu Mia! E benvenuta su queste pagine…il dente però tienilo lì, se non dà fastidio: non sai che rottura masticare da una parte sola 🙂 un abbraccio, a presto!
Grazie, Paola! Sei sempre gentilissima 🙂 vado a sbirciare cos'hai combinato in questi giorni! A presto! 🙂
Terry mia 🙂 è un abbinamento fresco e particolare, secondo me ti può piacere…sai che noi viaggiamo in sintonia sui sapori! Sì che tengo botta…e prendo Murphy a testate, se si azzarda a tornare! Ahahah 🙂 un abbraccione, grazie!
Certo che si può dire! E ora che sono in una mini vacanza sulla bella Isola ancora di più 🙂 abbraccione, Mav!
Aspetto la tua zuppa, Popeya mia! Ho degli intenditori di vino che mi consigliano che nemmeno ti immagini 😉 i nostri telefoni oggi non si incastrano, poi provo a richiamarti! Abbraccione! 🙂