In un guscio di noce.
Se qualcuno cerca la proprietaria di questo luogo, dove stanno ormai crescendo le erbacce, mi piacerebbe raccontargli che mi può trovare rannicchiata lì dentro, al sicuro e in piena metamorfosi.
Sono una fan sfegatata della metamorfosi, delle sue cause e dei suoi effetti, del momento in cui comincia, delle sue fasi lente, dei luoghi fisici, ma anche di quelli interiori dove, un pezzo alla volta, la metamorfosi si fa strada. Vorrei presenziare quando qualcuno là fuori sancisce una metamorfosi con un: “Adesso basta!” urlato, ma mi piacciono tanto anche tutte quelle volte più silenziose (e più numerose?) dove semplicemente le cose accadono, una giornata dopo l’altra, fino a quando una mattina ti guardi dentro lo specchio e ti vedi davvero e ti fermi e ti chiedi se sei proprio tu. Come ci sei arrivata fino a qui, così cambiata, così diversa eppure così te?
In a nutshell è anche un modo di dire inglese,
che significa “in poche parole”.
In poche parole, macchina fotografica alla mano, è andata a finire che la mia smania di contenere pezzetti di vita dentro ad un obiettivo è diventata più reale di quanto mi sarei mai aspettata.
Lo faccio tutti i giorni, sempre ascoltando una storia diversa, distillando le parole e trasformandole in immagini. In questi mesi ho fotografato ballerini, psicologhe, sposi, ristoranti, una logopedista, bambini, negozi, musicisti, piccoli luoghi speciali, cioccolato, candelette diesel. Ho fotografato tutte le storie che sono passate davanti al mio obiettivo. Le fotografie sono finite sui siti web, su Facebook, su Instagram ma anche – sì, davvero! – sulla carta, su cataloghi, su manifesti giganti, su brochure oppure inquadrate e appese alle pareti. Faccio fotografie per vivere e per mantenere vivo tutto il resto: un’espressione, un modo di guardarsi, un oggetto che non è mai solo un oggetto, una storia.
Cerco la bellezza nelle pieghe di tutti i giorni, la srotolo e voglio renderla visibile qui, adesso.
E il cibo? La cucina? Le ricette? Le ecocose?
Sei la natural blogger che fa foto?
O sei la fotografa che è appassionata di vita naturale in città?
Ti faccio rispondere dai Bluvertigo in pieni anni 2000: sono come sono.
Sto cercando di fare pace accordarmi per una tregua con le definizioni, con i “devo”, con gli obiettivi del giorno, della settimana, dell’anno, con la sensazione di non essere o di non fare abbastanza.
Sono in divenire.
Morin, che sa dire tutto molto meglio, lo direbbe così:
“Che cos’è una metamorfosi?
Ne vediamo infiniti esempi nel regno animale. Il bruco che si imbozzola in una crisalide comincia un processo che è di distruzione ma anche di autoricostruzione, secondo un’organizzazione e una forma – la farfalla – che è altro dal bruco pur restando bruco.”
Dal mio bozzolo-guscio di noce lavoro sulla trasformazione, un giorno alla volta, fino a quando tutto sarà abbastanza forte, ben allineato, pronto per uscire fuori. Le mani fremono, la testa viaggia a velocità doppia di ogni movimento, le ore di luce mi scappano, quelle di buio fanno del loro meglio per cullare i miei sonni brevi e pieni di sogni agitati.
La cucina mi segue come riesce, dalla frittata spadellata al volo al pane lento della domenica.
Il cibo viene con me in ufficetto, dai clienti, dalle freelance belle con cui costruisco comunicazione visiva.
“Ho portato una tortina” è la frase che rilassa tutti, che fa mettere su il caffè, che fa parlare di lavoro bene, con la pancia piena.
Questa torta di noci è stata sbranata in un boschetto di betulle, dove ho fotografato Francesca.
Avevamo i piedi gelati, lo stomaco che protestava, la luce bianca di febbraio da catturare, pennelli, tempere, cartapesta sparsi sui fazzoletti di neve rimasti.
L’ho fotografata al volo e per un pelo: prima di lei, ho sfornato altre quattro torte di noci per raccontarle qui, ma che sono finite prima del previsto su un tavolo, tagliate a fette e poi nelle pance, il posto perfetto, esattamente dove dovrebbe stare il cibo buono. A noi questa volta il tavolo mancava e così ci siamo fatte tenere dagli alberi, mentre raccoglievamo le briciole più grosse dalla carta forno.
Pochissimi ingredienti, nel modo più vero, genuino, integro possibile, in fotografia come nella torta. Celebrare la meraviglia della semplicità, che non è mai faciloneria né approssimazione.
Noci sbriciolate, cioccolato fondente 70%, zucchero integrale di canna, uova di galline che corrono.
Addosso il maglione che significa qualcosa, nelle mani i tuoi strumenti di lavoro, in testa i valori che ti fanno alzare dal letto ogni mattina, negli occhi la direzione che vuoi tenere.
TORTA DI NOCI E CIOCCOLATO FONDENTE
200g di noci
50g di cioccolato fondente
4 uova
100 g di zucchero di canna integrale
Trita le nocciole nel mixer fino ad ottenere una farina fine e taglia grossolanamente al coltello il cioccolato fondente.
Separa i tuorli dagli albumi e mettili da parte.
Monta i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Aggiungi le nocciole e il cioccolato delicatamente e, per ultimi, gli albumi, poco alla volta, girando dal basso verso l’alto con il cucchiaio di legno.
Cuoci la torta in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti.
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