Aprì la porta ed entrò. La porta conduceva ad una larga cucina, che era piena di fumo da un’estremità all’altra: la Duchessa stava seduta al centro su uno sgabello a tre piedi, cullando un bambino; la cuoca trafficava sul fuoco e rimestava un grande calderone, che sembrava pieno di zuppa.
“Di sicuro c’è troppo pepe in quella zuppa!” si disse Alice come meglio poteva, poiché continuava a starnutire.
Avete pensato giusto: Alice è esattamente quell’Alice lì.
Quella con il vestitino azzurro e le ballerine e i capelli composti e gli occhioni.
Quella che segue chiunque senza pensarci un attimo, purché abbia cose strampalate da dirle e mondi bizzarri in cui trascinarla.
Alice mi piace.
Mi piace tantissimo quando abbandona tutte le imposizioni della società vittoriana che la vorrebbe composta e ben educata, smette di recitare a memoria poesie e si trova catapultata nel Paese delle Meraviglie, ad inseguire quello che non conosce.
Le ruberei la messa in piega, che rimane perfetta e non teme nemmeno la Regina di Cuori e mi prenderei una fetta della sua innata curiosità. Le lascerei volentieri la calzamaglia bianca perché a me pizzicherebbe da morire e correrei velocissima a salvare le ostrichette da quel panzone baffuto.
Le ostrichette, che trauma.
Lo raccontavo a Annalisa-Liz, davanti a un croissant gigante, durante la nostra prima colazione insieme.
Liz è una cartografa letteraria, che come Alice viaggia fra le pagine dei suoi Paesi delle Meraviglie.
Spessissimo sono Città Invisibili, ma poi torna sempre a casa, fino ai piedi delle montagne in Valsesia, dove è nata e dove cresce un rosmarino verde scuro profumatissimo, che lei si porta in città.
Abbiamo diviso tante colazioni, miriadi di pensieri, chilometri a piedi su Torino. Ci siamo raccontate che cibo e letteratura intrattengono rapporti intensissimi, a volte stretti e incastrati, altre volte più distesi. Dall’Odissea al buon Artusi, passando per le Lettere sulla cucina di Alexandre Dumas fino al manifesto della cucina futurista e oltre.
Lei è la letteraria golosa, io la cuciniera che adora leggere.
Cosa poteva succedere, se non MangiaPagine? 🙂 un contenitore di libri e cose buone, un modo per leggere mangiando e mangiare leggendo, una serie di appuntamenti live, fra carta stampata e carta da forno.
Non avete idea di quante ricette sono disseminate nei romanzi che tenete dritti in libreria, uno attaccato all’altro. Loro, i libri, se le raccontano di notte, quando tutta la città dorme, scambiandosele con il telefono senza fili, da un orecchia di pagina all’altro.
Ce n’era davvero troppo nell’aria. Anche la Duchessa di quando in quando starnutiva; quanto al bambino alternativamente starnutiva e strillava senza un momento di pausa. Le uniche creature che non starnutivano nella cucina, erano la cuoca e un grande gatto che stava seduto per terra e sorrideva da un orecchio all’altro.
– Per piacere volete dirmi – domandò un po’ timidamente Alice, poiché non era del tutto sicura che fosse buona educazione parlare per prima – perché il vostro gatto sorride così? –
– È un gatto dello Cheshire – rispose la Duchessa – ecco perché. Maialino!
Disse l’ultima parola con tanta energia, che Alice fece un balzo; ma subito comprese che quel titolo era dato al bambino, e non già a lei. Così riprese coraggio e continuò:
– Non sapevo che i gatti dello Cheshire ridessero sempre. In verità non sapevo che i gatti potessero sorridere .
– Tutti possono, – rispose la Duchessa – e la maggior parte di loro lo fa.
– Non so di nessuno che lo faccia, – disse Alice molto formalmente, sentendosi proprio sodddisfatta per essere riuscita ad avviare la conversazione.
– Tu non sai molto, – ribatté la Duchessa – questo è il fatto.
Il primo appuntamento è dedicato ai lettori più piccoli, che parteciperanno ad una magica merenda avventurosa da Bufò, la libreria per giovani menti capitanata dalla piratessa più bella del mondo, Marta.
Assaggeremo le vere ricette custodite nel libro di Lewis Carroll: ci faremo piccoli piccoli con una pozione magica che sa di crostata di ciliegie, crema pasticcera, pane tostato e burro, diventeremo dei giganti con una torta di ribes incantata e prenderemo un tè pazzerello con la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto.
Ma nel libro ci sono altre interessantissime ricette, alcune solo abbozzate, come questa zuppa.
Di che ingredienti fosse esattamente composta, non ci è dato sapere…ma è qui che sta il bello: bisogna provare ad immaginarsela. Io l’ho preparata con i pomodori, fresca e speziata, ho aggiunto i capperi, la paprika, il fresco del basilico e i ceci per creare consistenza e mitigare il sapore. Un piatto unico freddo perfetto come pranzo d’estate, anche fuori casa.
Rispetto all’ardita cuoca della Duchessa, ho modificato le dosi di pepe, su consiglio di Alice:
Quando sarò Duchessa – disse a se stessa (con poche speranze però) – eliminerò in assoluto il pepe dalla mia cucina…la zuppa è buona anche senza…può essere che sia sempre il pepe a rendere le persone colleriche – continuò a pensare, compiacendosi di aver scoperto una regola umana – e l’aceto le rende bisbetiche…e la camomilla le rende anareggiate…e lo zucchero d’orzo e altre leccornie rendono i bambini di carattere dolce. Desidererei solo che i grandi lo sapessero: così non sarebbero tanto spilorci con i dolci.
Che ogni pagina che sfogliate possa riempirvi gli occhi e passare dritta dritta sotto la pelle. Dopo l’estate, MangiaPagine vi aspetta con nuovi progetti autunnali, percorsi letterari e di gusto inediti per lettori ragazzi fino almeno a 99 anni, come dice Liz. Per ora, godetevi questa calda estate… fuori i cucchiai 🙂
ZUPPA SPEZIATA FREDDA
DI POMODORI E CECI
Ingredienti per due persone
30 pomodorini ben maturi
130 g di ceci già cotti (io ne ho una scorta in freezer, comodissima!)
un cucchiaio di capperi dissalati
mezzo spicchio d’aglio privato dell’anima
qualche foglia di basilico
un cucchiaino di origano essiccato
olio extravergine d’oliva
un cucchiaino di aceto
un cucchiaino di paprika forte
Se si preferiscono i pomodorini senza buccia, tuffarli per un paio di minuti in acqua bollente.
Oppure (la buccia è ricchissima di licopene!) tagliarli crudi a pezzettini e lasciarli in una ciotola da parte. Creare un trito con capperi, aglio, basilico, origano e aggiungerlo ai pomodori.
Aggiungere anche 50 g di ceci e frullare tutto con un frullatore ad immersione.
Aggiungere la paprika, un po’ di aceto e assaggiare per aggiustare di sale.
Servire fredda, con un paio di cucchiai di olio a crudo per porzione e i ceci restanti mantenuti interi.
Mi hai fatto venire in mente che tempo fa anche io avevo cominciato un progetto letterario, accantonato come i vari progetti che comincio e non finisco mai ahah. Mi piace questa zuppa che vede la mia adorata Alice ancora più fuori dagli schemi. Mi piace vederla non solo legata al tè, ai biscotti e gli intrugli che la fanno crescere o rimpicciolire, ma anche a quelle spezie che tanto le insegnano sulla natura delle persone 🙂 Baciotti :*
…ehi, stai parlando con la regina dei progetti iniziati, accantonati, ma mai dimenticati! Ahahah 😀 C’è ancora qualche traccia del tuo progetto letterario online? Mi piacerebbe leggerlo, lasciami un link 🙂 Alice, maldestra e curiosa…come si fa a non adorarla?! Un’altra cosa in comune, Paola! Abbraccione a te